
ROMA – Quando si è candidato nelle liste del Pd, Marco Di Stefano sapeva di essere indagato per corruzione.
Marco Di Stefano è accusato di aver preso tangenti in cambio di appalti tra il 2008 e il 2009 quando era assessore al Demanio e Patrimonio della Regione Lazio.
“Il nome di Di Stefano -scrivono Valentina Errante e Claudio Marincola del Messaggero – viene iscritto sul registro degli indagati della procura nel 2012, probabilmente a gennaio 2013 l’ex assessore non era a conoscenza dell’inchiesta che lo riguardava, tanto che dichiarava di non avere alcun problema con la giustizia e si presentava alle primarie. Di certo, però, Di Stefano ne è consapevole il 25 febbraio del 2013 quando è in lista alle politiche. I militari della Guardia di Finanza lo hanno già sottoposto a una perquisizione cercando le prove della corruzione e dei favori reciproci con i costruttori Pulcini. Nel partito non è un personaggio di poco conto”.
L’articolo di Valentina Errante e Claudio Marincola del Messaggero:
(…) Già una volta alla Regione Lazio gli era capitato di essere silurato e poi reintegrato nel ruolo di assessore al Demanio. E anche allora minacciò di tirare fuori «i pizzini». Erano i tempi in cui l’allora segretario pd Morassut aveva deciso di defenestrarlo ma Marrazzo poco dopo lo richiamò. Da quel momento il ruolo di Di Stefano nel partito, contrariamente a quanto si vuole far credere, è stato tutt’altro che secondario. Nel marzo scorso per poco non riesce a far eleggere Liliana Mannocchi, una sua fedelissima, presidente dell’Assemblea regionale. Volarono sedie, un dei partecipanti finì all’ospedale. «Ci siamo menati», ammissero il giorno dopo. Risultato: il segretario regionale Fabio Melilli lo nominò coordinatore e iniziò l’ascesa che lo avrebbe portato a coordinare uno dei tavoli della Leopolda. Renziano dopo essere stato Udc, Udeur, veltroniano, lettiano ed essersi battuto per Sassoli. Nei municipi può contare su una squadra di fedelissimi e in Campidoglio, su Antonio Stampete, presidente della commissione Urbanistica, eletto con ben 4671 preferenze. Una macchina elettorale sempre pronta a girare.