
MILANO – Marco Travaglio non ne perdona molte ai suoi colleghi giornalisti, che considera malati di “leccaculismo” e su questo, a tre mesi da quando รจ diventato direttore del Fatto, ha scritto un libro, “Slurp”, 500 pagine, terminato pochi giorni fa, di esilarante antologia. Claudio Plazzotta, uno dei piรน profondi conoscitori di fatti e misfatti del mondo della tv e dei giornali in Itala, ha presentato il libro di Italia Oggi e ha intervistato Marco Travaglio.
Slurp (editore Chiarelettere), รจ, scrive Claudio Plazzotta,“una divertita presa per i fondelli del leccaculismo di tanti giornalisti, dove i fuoriclasse sono Emilio Fede, Giuliano Ferrara (ยซuno che, tolto Benito Mussolini perchรฉ non era ancora nato, li ha leccati tuttiยป), Gianni Riotta, Giovanni Minoli o Renato Farina. E c’รจ spazio anche per il Travaglio Gobbo, ยซin sonno da troppo tempo a causa di Luciano Moggi. Ormai, sono un tifoso freddino”.
Marco Travaglio. avverte Claudio Plazzotta, “si sente tutto fuorchรฉ un direttore, ยซnon c’รจ niente da fare, sono solista dentroยป e per ora si arrabatta, sbuffando, tra tutte quelle ยซincombenze burocratiche, amministrative, di gestione del personale, di gente che ti vuole incontrare, di rapporti da intrattenereยป che non erano proprio in cima ai suoi pensieri quando iniziรฒ a scrivere i primi articoli:
“Sono freelance dentro, non ho mai studiato per fare il direttore, non ho mai pensato nรฉ sperato di diventarlo. Non sono attrezzato, insomma. Diciamo che cerco di difendere con le unghie e con i denti il mio tempo quotidiano dedicato alla scrittura, che รจ poi l’unica ragione per cui faccio il giornalista e che รจ infinitamente piรน gratificante anche della tv. Non riuscissi a scrivere, rinuncerei alla direzione”.
La giornata di Marco Travaglio รจ intensa. Claudio Plazzotta รจ perplesso e chiede: Libro, tv, tournรจ in teatro. E il lavoro di direttore?
“Con le videoconferenze e il sistema editoriale che gira sul mio portatile, si riesce a controllare tutto anche da fuori. Il mio problema, ripeto, รจ non avere la testa da direttore d’orchestra. Avessi fatto il caporedattore mi sarei giร allenato. Ma io, anche quando abbiamo fondato Il Fatto quotidiano, mi sono fatto fare un contratto da co-co-co, sono un solista nell’anima. Non mi sono mai relazionato con i colleghi in un rapporto gerarchico. Per esempio, non sono capace di fare i cazziatoni. Mi arrabbio se sbagliamo qualcosa, ma non riesco a chiamare uno per fargli il culo”.
I giornalisti ex Unitร sono chiamati a risarcire direttamente centinaia di migliaia di euro per le cause di diffamazione. LโUnitร non paga: a Concita De Gregorio pignorata casa e stipendio C’รจ una giusta mobilitazione,che perรฒ non ci fu quando Marco Travaglio dovette risarcire “un sacco di milioni di vecchie lire” a Cesare Previti:
“In effetti io sono stato un apripista, dal 1998 e per un bel po’ di tempo versai un quinto del mio stipendio a Cesare Previti per un articolo sull’Indipendente in cui lo avevo definito cliente di procure e tribunali. L’Indipendente fallรฌ, e io dovetti pagare. Il bello รจ che avevo ragione, Previti era stato iscritto nel registro degli indagati dalla procura di Brescia. Ma l’avvocato dell’Indipendente non mi avvertรฌ mai di quella causa, io non potei difendermi e fui condannato in sede civile. Versai una trentina di milioni di lire. Comunque la vicenda dell’Unitร รจ uno scandalo e una vergogna: dietro c’รจ un partito che ha incassato un sacco di soldi pubblici e che ha un patrimonio enorme”. Lei lavora con Michele Santoro in tv da molto tempo. Ha capito cosa farร ?
“Per ora porta a termine l’ultima stagione da conduttore di un talk continuativo. Giovedรฌ finisce Servizio Pubblico, poi ci sarร Anno Uno, e a giugno un finale a sorpresa. Da lรฌ, vedremo. Anche la web tv รจ una cosa di cui si devono occupare quelli che sanno fare tv. Io, al massimo, sono un buon ospite, ma non so fare la tv”. E ha capito cosa vuol fare Urbano Cairo con La7?
“Francamente no, ma non me ne sono molto interessato, puรฒ fare quello che vuole, non รจ che mi freghi piรน di tanto”. Con Slurp Marco Travaglio รจ implacabile contro i colleghi giornalisti:
“Non ce l’ho con i giornalisti come categoria. Ho sempre fatto i nomi e i cognomi, facendomi, ovviamente, molti amici. Questa volta, comunque, la butto sul ridere. Da almeno 20 anni colleziono le leccate di culo, avevo una cartella ยซLeccaculoยป che nel frattempo si รจ trasformata in scatoloni che da terra mi arrivano almeno all’anca, e in cui ho conservato cortigianerie, piaggerie, sciocchezze.
I piรน prolifici sono quattro o cinque fuoriclasse: per esempio Emilio Fede, che ora, perรฒ, mi commuove. Perchรฉ ci sono i leccaculi e i leccaculo. Ecco, lui ha leccato sempre lo stesso, ma non gli รจ andata bene. Altri sono stati piรน versatili, hanno dimostrato grande elasticitร di lingua. Giuliano Ferrara, per esempio, ha mancato Benito Mussolini solo perchรฉ non era ancora nato. Altrimenti gli altri li ha leccati tutti. ร arrivato a leccare perfino Antonio Di Pietro, criticando Bettino Craxi perchรฉ contrastava il suo operato come magistrato. Un altro grandissimo รจ Bruno Vespa, e poi Gianni Riotta, Giovanni Minoli. O Renato Farina: memorabile un suo pezzo in cui racconta una notte di Natale ad Arcore. Farina regala a Berlusconi un salame e riceve, in dono, un Rolex”.
Domanda cattiva: รจ pentito di aver votato Antonio Ingroia alle ultime elezioni politiche? “Bah, io voto sempre all’incontrario. Tanto in Italia le elezioni politiche sono prevedibili, basta alternare: ogni volta che ne provi uno al governo, poi la volta dopo lo butti via. Io ho sempre votato per chi avrebbe perso. Il progetto politico di Ingroia รจ fallito. Lui รจ una persona perbene, ma ha sbagliato i tempi. Io gli avevo dato alcuni consigli: di aspettare, di rimanere in Guatemala con quell’incarico internazionale, di fare passare del tempo dal suo addio alla magistratura prima di dedicarsi alla politica. E poi era prevedibile che in quel momento lo spazio politico scelto da Ingroia sarebbe stato tutto cannibalizzato dai 5 Stelle. Inoltre Ingroia non doveva caricarsi quel vecchiume vetero-sinistrista, tutta gente che non poteva riciclarsi senza puzzare di vecchio”.
