ROMA – Gli “scudi umani”, ricorda Marco Travaglio sul Fatto di sabato 6 giugno 2015, erano quei giuristi che tentarono di Salvare Berlusconi neo pregiudicato dalla decadenza. La decadenza imposta dalla legge Severino, sottolinea Marco Travaglio, doveva essere “automatica e immediata” e così dev’essere ora la sospensione da presidente della Regione Campania del neoeletto Vincenzo De Luca per la sua condanna in primo grado).
Anche questa volta, però, ci sono giuristi pronti a difendere Vincenzo De Luca come allora c ne furono di pronti a difendere Berlusconi, con una aggravante, la posizione del Pd:
“Oggi a invocare la sospensione di De Luca sono gli stessi che due anni fa tentavano di scongiurare la decadenza di Berlusconi, mentre a tentare di scongiurare la sospensione di De Luca sono gli stessi che invocavano la decadenza di Berlusconi”.
Questo, scrive amaro Marco Travaglio, “fa ancora un certo effetto”:
“Vedere il Pd schierato a testuggine a difesa di un condannato che non vuole sloggiare e contro una legge votata da tutti e persino contro l’Antimafia che ha osato dire che il re è nudo”.
C’è, sostiene Marco Travaglio, una crisi di identità del Pd:
“Fino a ieri il Pd voleva sciogliere per mafia tanti comuni che avevano magari un paio di arrestati o di sospettati, e oggi fa quadrato attorno al consiglio comunale di Roma che in sei mesi ha collezionato cinque consiglieri arrestati per Mafia Capitale,senza contare i neo indagati coperti da omissis, i funzionari e gli amici degli amici: forse, per scioglierlo, Renzi aspetta che arrivi l’accalappiacani a ingabbiarli tutti fino all’ultimo”.
L’elenco degli “scudi umani” di ieri fa parte della storia:
“Partì inquarta Luciano Violante, benedetto da Re Giorgio Napolitano, con una supercazzola” cui
“seguirono in rapida successione altri scudi umani, pronti a sacrificare la propria faccia impapocchiando le più improbabili patacche giuridiche pur di garantire un rinvio della decadenza automatica e immediata del pregiudicato”.
Erano, ricorda Marco Travaglio, Capotosti, Onida,Vietti, Ranieri, Nordio e via napolitaneggiando, in una gara di arrampicata sulle specchiere del Quirinale davvero encomiabile.
Comunque, ricorda ancora Marco Travaglio,
“fu tutto inutile: il 27 novembre 2013 Berlusconi decadde grazie alla pressione del Movimento 5 Stelle e di Sel su un Pd al solito riottoso e diviso (tranne Casson e pochi altri)”.
Berlusconi non fu l’unico a essere colpito dalla nuova legge:
“Cinque mesi dopo la Severino si applicò, automatica e immediata, al governatore della Calabria Giuseppe Scopelliti (Ncd), condannato in primo grado per abuso e falso. La sentenza arrivò il 27 marzo 2014, Scopelliti si dimise il 2 maggio e il 4 maggio il premier Renzi lo sospese anche per l’ordinaria amministra-zione, senza sollevare la minima obiezione sulla Severino e, nell’anno e mezzo scarso del suo governo, Renzi ha sospeso immediatamente e automaticamente altri 7 amministratori locali condannati.
Poveretti: non si chiamavano De Luca. Ma per Don Vincenzo la legge non vale, anche se lui è de-caduto non una, ma due volte da sindaco di Salerno: la prima perché pretendeva di cumulare illegalmente la carica di primo cittadino a quella di viceministro delle Infrastrutture del governo Letta; […] la se-conda perché condannato in primo grado per abuso d’ufficio. […Ora dovrebbe toccare a De Luca che] dev’essere sospeso dallo stesso Renzi come tutti gli altri il giorno della proclamazione degli eletti, prima che possa presentare la giunta.
Ma riecco gli scudi umani lanciati al salvamento. In una intervista a Repubblica, Raffaele Cantone dice che De Luca può essere sospeso solo dopo la presa di possesso, cioè dopo la nomina della giunta e dunque del vicepresidente, cioè del presta-nome che governerà telecomandato da lui.
Cantone parla come se fosse la prima volta che ciò accade (“è un rompi-capo senza precedenti… affascinante per chi ama le potenzialità del diritto… la soluzione che si trova oggi farà giurisprudenza”).
Invece c’è già stato un condannato in primo grado che si è candidato ed è stato eletto consigliere regionale: Michele Iorio, in Molise. Il governo Monti – facendo giurisprudenza – lo sospese il giorno stesso della proclamazione (28.3.2013). Perché la regola non dovrebbe valere per De Luca? Alla domanda risponde, pronto e scattante come un leprotto, un altro scudo umano, appositamente scovato dal Corriere della Sera: Giuseppe Patroni Griffi, ex ministro di Monti, ora presidente di sezione del Consiglio di Stato. Anche lui dice che una causa di sospensione (la condanna di De Luca) precedente all’elezione è “uno scenario inimmaginabile”.
Forse in Scandinavia, non certo in Italia, dove le condanne fanno curriculum per le candidature. Ma tenetevi forte: pur avendo fatto parte del governo Monti, che varò la Severino e sospese Iorio il giorno della proclamazione, Patroni Griffi dice che quel precedente potrebbe non valere per De Luca, perché la sua sospensione metterebbe “in crisi la funzionalità della Regione”.
Qui uno psichiatra potrebbe domandare: scusa, caro, ma la Severino non l’avete fatta per ripulire le istituzioni dai condannati? Triplo salto mortale carpiato con avvitamento di Patroni Griffi, che rivolta la frittata: “Può una norma finalizzata a sanzionare l’amministratore condannato e a tutelare l’onorabilità dell’organo, determinarne poi la paralisi”?
Fantastico: invece di preoccuparsi della presenza di un condan-nato al vertice della Regione e dunque auspicare che la Campania torni alle urne per darsi un presidente pulito, lo scudo umano propone di salvare il condannato per non bloccare la Regione guidata dal condannato. A questo punto lo psichiatra domanderà: che c’entra Patroni Griffi con De Luca? Il Pompie-re della sera previene la doman-da: come ministro di Monti, egli aveva “passato sotto la lente d’ingrandimento la legge Seve-rino” insieme al ministro dell’Interno Cancellieri. Quindi la legge, da oggi, si chiama Se-verino Cancellieri Patroni Grif-fi. Ma anche un po’ Serbelloni Mazzanti Viendalmare”.
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