
ROMA – “Mai fare battute, nel Paese dove anche le cose piรน serie diventano subito ridicole – scrive Marco Travaglio sul Fatto Quotidiano – Qualche settimana fa ci venne la malaugurata idea di paragonare Ignazio Marino a Paul Deschanel, il pirotecnico presidente francese rimasto in carica solo sette mesi nel 1920 perchรฉ faceva il matto, passava le giornate appollaiato su un albero del parco dellโEliseo, nuotava nel laghetto con le papere, pescava le carpe con le mani, cadeva dai treni, firmava le leggi con la N di Napoleone o la V di Vercingetorige, riceveva gli ambasciatori nudo col cordone della Legion dโOnore, finiva i discorsi in piazza e se la folla lo applaudiva glieli rileggeva daccapo. Marino ci ha subito presi quasi in parola. Scaricato dal suo partito, cioรจ da Renzi, ha annunciato le dimissioni retrattili, facendo sapere di avere venti giorni per ripensarci”.
L’editoriale di Marco Travaglio: Poi ha giurato che le dimissioni erano irrevocabili. Poi รจ andato in Procura a disconoscere la sua firma sotto i giustificativi delle cene โistituzionaliโ smentite da ristoratori e commensali: certificazioni che lui stesso aveva esibito quandโera scoppiato lo scandalo, mettendo la testa sul tagliere. Poi sโรจ affacciato alla balaustra del Campidoglio, urlando ai fans โnon vi deluderรฒโ (tre volte). Poi ha dichiarato che la sua giunta va avanti perchรฉ non ha mai lavorato cosรฌ bene. E ieri lโha riunita, lasciando ancora in sospeso la revoca delle dimissioni che potrebbe scattare domenica notte, in extremis, con un clic sul computer.
Ma la stessa sindrome di Deschanel ha colpito il Pd, nella persona del presidente nazionale e commissario romano Matteo Orfini: sempre piรน smunto e gracile, ridotto a larva umana, il Matteo minore continua a ripetere che Marino รจ un capitolo chiuso, ma senza far nulla per chiuderlo. Ha tentato di far firmare ai 19 consiglieri comunali Pd unโingiunzione di sfratto al sindaco, ma quelli, ben sapendo che andrebbero a casa anzitempo anche loro senzโalcuna garanzia di tornare, gli han fatto ciaociao con la manina. Ha dimissionato gli assessori renziani Causi ed Esposito, ma ieri il secondo era regolarmente in ufficio e il primo, che รจ pure vicesindaco, ha financo partecipato alla giunta da cui si era dimesso. Poi ha invitato tutti a casa sua. Cioรจ a casa Cupiello.
Un sindaco eletto direttamente dal popolo รจ un poโ piรน difficile da rimuovere della direttrice dellโAgenzia delle Entrate: ci vorrebbero una mozione di sfiducia o le dimissioni firmate da almeno 25 consiglieri, cioรจ unโalleanza tra Pd e pezzi di opposizione (di destra o di M5S) per cacciare il sindaco Pd che ha vinto le primarie Pd e poi le elezioni col Pd. Ma perchรฉ poi? Nel casino generale, nessuno se lo ricorda piรน.
Marino sโรจ scordato perchรฉ aveva dato le dimissioni: se รจ per le cene istituzionali sbugiardate, non lo sapeva fin dallโinizio quel che ha detto ai pm, e cioรจ che la sua segreteria gli firmava giustificativi farlocchi senza consultarlo? Quando esattamente ha scoperto di essere innocente a sua insaputa, dopo avere a lungo sospettato di esser colpevole? Il Pd, dal canto suo, sโรจ scordato perchรฉ gli ha chiesto di dimettersi: il primo giorno il renziano Nardella disse a Otto e Mezzo che era per aver โmentito al popolo romano sugli scontrini delle ceneโ; lโaltroieri a Linea Notte il sottosegretario Scalfarotto ha affermato che โgli scontrini non cโentranoโ, ma Marino deve andarsene lo stesso perchรฉ โha perso la fiducia dei romaniโ. E chi li ha interpellati? I sondaggisti? E perchรฉ allora non defenestrare a metร mandato tutti i sindaci e governatori sotto il 50% di consenso? E di Renzi, che sta fra sul 30%, che ne facciamo? (…).
