
ROMA – “Non contento di aver impartito per otto anni ordini e moniti a tutte le categorie professionali – scrive Marco Travaglio sul Fatto Quotidiano – dai parlamenti ai governi, dai partiti di maggioranza a quelli di opposizione, dagli elettori ai magistrati, dalla Consulta ai giornalisti, dai movimenti di piazza ai sindacati, dagli storici aglโintellettuali, senza dimenticare i calciatori, i produttori cinematografici, i registi e gli attori, con lโeccezione forse dei cantanti e dei trapezisti, Re Giorgio I e II di Borbone ha voluto insegnare ai pm antimafia come si fa il pm antimafia”.
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Lโha fatto col solito messaggio trasversale da Pizia di Delfi, senza nomi, affinchรฉ chi ha orecchie da intendere intenda, in occasione della consegna di una medaglia a Maria Falcone: โRicordo che la lotta contro la mafia la si fa come la faceva Giovanniโ. La sorella di โGiovanniโ, come lo chiama Napolitano, manco fossero compagni di birilli, ricorda โlโefficacia del metodo Falcone, lo scrupolo con cui veniva trattato ogni dettaglio, cercando sempre il riscontro giuridico della provaโ. Il sottinteso รจ subito colto dal Foglio di Ferrara: โil contrario dei processi imbastiti con le fanfare dello scandalismo ma privi di basi giuridiche e di un apparato probatorio consistente, che finiscono spesso nel nullaโ, ma โspargono diffidenza e sospetto sulle istituzioniโ.
Il tutto a due settimane dalla deposizione di Sua Maestร al processo sulla trattativa. Processo cosรฌ privo di basi giuridiche e apparato probatorio che tutte le istituzioni non fanno che ostacolarlo, col contorno di visite dei servizi nelle carceri per comprare bugie dai mafiosi. Restano perรฒ inevase due domande. 1) Che ne sa Napolitano del metodo Falcone? Poco, a giudicare dalla pessima prova fornita da ministro dellโInterno, dal 1996 al โ 98, quando furono chiuse le supercarceri di Pianosa e Asinara (simboli del 41-bis inventato da Falcone) e lui stesso prese a strillare che โi pentiti sono troppiโ e bisognava cambiare la legge (inventata da Falcone) per sforbiciarli, guardacaso proprio mentre iniziavano a parlare della trattativa col Ros. La legge Napolitano fu poi varata nel 2000 dal guardasigilli Fassino. E persino Piero Grasso, non proprio un cuor di leone, commentรฒ: โCon questa legge, al posto di un mafioso, io non mi pentirei piรนโ. Infatti non si pentรฌ piรน quasi nessuno, a parte alcuni pentiti che si pentirono di essersi pentiti e ritrattarono ciรฒ che avevano giร detto. Missione compiuta. 2) Davvero Falcone usava un metodo piรน rigoroso di quello dei suoi successori? No, anzi รจ vero il contrario: le prove ai suoi tempi sufficienti per condannare oggi non bastano piรน, a causa di quellโ โinnalzamento della soglia probatoriaโ descritto dai giuristi nellโultimo ventennio, specie nei processi di mafia e politica. Basta leggere il mandato di cattura spiccato nel 1984 da Falcone per i cugini Nino e Ignazio Salvo dopo le rivelazioni del pentito Tommaso Buscetta. Questi raccontรฒ che gli esattori erano โuomini dโonoreโ e lo avevano ospitato nella loro villa a Santa Flavia. Quali riscontri trovรฒ Falcone a quelle accuse? Si fece descrivere la villa, andรฒ a verificare sul posto e scoprรฌ che la descrizione corrispondeva: i Salvo finirono dentro e poi furono condannati al maxiprocesso. Allora bastava la โconvergenza del moltepliceโ: un pentito confermato da uno o piรน pentiti (il Maxi si reggeva su tre: Buscetta, Contorno e Calderone). Oggi non piรน: molti politici accusati non da tre, ma da 30 collaboratori di giustizia attendibili e mai condannati per calunnia, sono stati assolti. Compreso Andreotti per il post-1980: anche per lโincontro con Riina nella casa palermitana di Ignazio Salvo che il pentito Di Maggio aveva descritto dettagliatamente, come Buscetta la villa di Santa Flavia. Di che va cianciando, allora, Napolitano? Lโincontro con Maria Falcone era unโottima occasione per solidarizzare finalmente con i pm di Palermo che indagano sulla trattativa Stato-mafia e per questo sono stati condannati a morte un anno fa da Riina (Di Matteo) e ricevono minacce e visite in ufficio da uomini delle istituzioni che lasciano scritte e lettere minatorie (Scarpinato). Ma non รจ parso il caso. I magistrati si celebrano solo da morti. Di Matteo e Scarpinato sono ancora vivi.
