
ROMA – “Denis Musk” è il titolo dell’editoriale a firma di Marco Travaglio sulle pagine del Fatto Quotidiano di mercoledì 30 settembre.
Mentre noi scriviamo e voi leggete, Denis Verdini è indaffarato in frenetici conciliaboli tra ristoranti, bar e un ufficetto nel centro di Roma, dove riceve vorticosamente parlamentari forzisti (soprattutto senatori, i più richiesti) per convincerli a passare con lui, cioè nel suo movimento “Ala” che, se tutto va bene, diventerà presto un gruppo autonomo alla Camera e al Senato. Ala è l’acronimo di “Alleanza liberalpopolare autonomie” ma, per quanto lo riguarda, potrebbe esserlo pure di “Associazione loschi abusi”, “Avanzi logge accroccate”, “Astenersi luridi antirenziani”, o “Antipasto e lonza amatriciana”. Tanto è un parcheggio a ore per fare rifornimento in vista della ripartenza verso il Partito della Nazione, destinato a superare i polverosi steccati ideologici fra destra e sinistra, ma soprattutto fra guardie e ladri.
Gli alti principi ispiratori del suo agire li ha illustrati egli stesso davanti a una pajata: “Tutti mi chiedono cosa ci guadagnano a venire con me. Gli rispondo che sono il taxi. Vuoi rimanere al potere? Solo io ti conduco in dieci minuti da Berlusconi a Matteo”. Poi, contro ogni sospetto di mitomania, l’Uomo Taxi ha rivelato: “Ho giurato a Matteo che costruiremo assieme il partito della nazione”(o della dazione, non sè capito bene, ma agli astanti è piaciuto lo stesso).
Le alate frasi sono uscite domenica su Repubblica, unite alla notizia – destinata a elettrizzare vieppiù la base Pd –che i conti dei nuovi acquisti “Verdini li tiene direttamente con Luca Lotti: si intendono a meraviglia, c’è una linea diretta tra i due. Stessa musica con Renzi, chiamato affettuosamente ‘Matteuccio’” (…)