ROMA – “Levategli il vino” è il titolo dell’editoriale a firma di Marco Travaglio sulle pagine del Fatto Quotidiano di venerdì 3 aprile.
Siccome le critiche vanno fatte ai vivi, è imbarazzante occuparsi di Massimo D’Alema alla memoria. Ma il video che immortala il suo ultimo battibecco con un cronista è un imperdibile reperto d’epoca. Il Conte Max è nell’aula magna dell’Università di Bari, dove ha presentato un libro con l’ambasciatore russo, e accetta magnanimo di incontrare i giornalisti. Pensa, evidentemente, che siano ansiosi di conoscere il suo pensiero sul best-seller in questione, magari sulle relazioni Italia-Russia o su un altro argomento a piacere dello scibile umano. Da quando è stato rottamato da Renzi, apostrofa chiunque incontri con parole così: “Io non mi occupo delle miserie della politica italiana, sono un alto esponente del Partito socialista europeo e tengo conferenze in tutto il mondo, e mi pagano anche bene, diciamo”. Purtroppo due giorni fa i cronisti volevano sapere solo dei suoi libri e dei suoi vini acquistati dalla coop Cpl Concordia (un nome, una garanzia di disastro). Il primo a porgli una domanda è il civilissimo inviato di Virus, Filippo Barone: “Lei ha detto che il suo vino va a ruba. Ci sono molte coop tra i suoi clienti?”. D’Alema fa la faccetta da D’Alema: “Ci sono molti cittadini che lo comprano, moltissimi”. Sottinteso: diciamo.
Barone insiste, sempre con molta urbanità: “Qualcuno ha ritenuto inopportuno unire l’immagine di una convention del Pd con una vendita di vini…”. Con l’aria di Giobbe armato di santa pazienza e costretto ad abbassarsi a livelli così infimi, la Volpe del Tavoliere concede un’altra risposta: “Quegli acquisti sono avvenuti nel corso di due anni, non in una convention del Pd, come risulta dalle fatture. Lei dice cose sciocche perché quegli acquisti sono stati regolarmente fatturati, avvenuti in prossimità delle festività, evidentemente per fare regali come fanno molte imprese, e sono stati fatturati a un contrattamento di favore, diciamo, con fatture a quattro mesi… Siccome sto denunciando diversi giornali, denuncio anche lei, con l’occasione”. Diciamo. Alla terza domanda sull’attinenza della sua fondazione Italianieuropei con il suo vino, non risponde. “Allora? Veniamo a noi”, dice agli altri giornalisti, convinto di poter finalmente spaziare nelle praterie della geopolitica. Purtroppo nessuno è interessato all’articolo. Lui, deluso, saluta sarcastico (“perfetto!”) e si allontana. Ma poi ci ripensa e torna da Barone: “Lei ha detto che ho venduto il vino durante una convention del Pd, eh? Come si chiama lei? Devo trasmettere al mio avvocato queste informazioni, la prego di mandare questa registrazione: lei avrà una denuncia”. Diciamo (…)