
ROMA – In fila alla circoscrizione si perde tempo, a volte anche l’identità. Capita di scoprire di non essere quel che si credeva. “Lei non è più residente a Roma”.
Scusi, come è possibile? Vivo qui da oltre 30 anni, abito nella stessa casa da dieci, non ho mai chiesto trasferimento altrove. Vi sbagliate, insiste la commercialista con l’impiegato ad uno degli sportelli del quinto municipio. Nessun errore. “Ripeto: lei è stata cancellata dai registri anagrafici”. Non risiede a Roma e in nessun altro Comune, una cittadina senza città. La vertigine che segue la perdita di una fondamentale certezza.
Scrive Maria Lombardi sul Messaggero:
Una storia di ottusa burocrazia. La signora non si è mai mossa dalla casa di sua proprietà dove vive sola: lì riceve la posta, le bollette e le multe che regolarmente paga. Eppure nei suoi confronti il Comune ha avviato un procedimento di irreperibilità, nessuno sa spiegare perché. Niente di grave, la rassicurano al municipio, i vigili faranno accertamenti. Considerate però, spiega la commercialista, che per via del lavoro sono fuori casa tutto il giorno, tranne sabato e domenica.
Ma i vigili hanno orari di ufficio e non sono questi. La cittadina dovrebbe mettersi in vacanza per un periodo quanto lungo non si sa per aspettare la visita degli agenti. Il controllo arriva ad agosto (ad agosto?) quando lei è in vacanza e senza avviso la cancellano dagli elenchi dell’anagrafe. Adesso deve chiedere di nuovo la residenza all’indirizzo in cui risiedeva e risiede. E lei si chiede se esiste una città meno stupida in cui poter risiedere.
