
ROMA – Emma Bonino “mi attacca” dice Ignazio La Russa, intervistato dalla Stampa, ma lei si dimentica che “ero l’unico contro i militari su navi civili”.
L’intervista completa di Giacomo Galeazzi:
Onorevole Ignazio La Russa, per il ministro Bonino è stato lei a ficcare l’Italia nell’affaire-marò. Cosa replica?
«È gravissimo che la titolare della Farnesina ignori l’iter della legge anti pirateria che, sulla scorta di un disegno di legge bipartisan, fu presentato dal governo e convertito in legge dal Parlamento con l’adesione di tutta l’opposizione tranne 22 voti contrari dell’ultrasinistra. Come ministro della Difesa fui quasi l’unico ad esprimere pubblica contrarietà ritenendo che fosse più opportuno il ricorso ai “contractors” per la difesa delle navi».
Cosa bisogna fare adesso?
«Devono tornare in Italia, altrimenti via dalle missioni internazionali, interruzione dei rapporti diplomatici e commerciali con l’India, rappresaglie diplomatiche a tutti i livelli. Il governo invece di battere i pugni è immobile e fa sistematico ricorso alla tecnica degli annunci falsamente rassicuranti per cloroformizzare l’opinione pubblica invece di mobilitare il sistema Italia. Abbiamo a che fare con un gigante economico, ma la bilancia commerciale con l’Italia è a favore dell’India. Giustamente non mandiamo nei paesi che prevedono la pena di morte gli stranieri, anche se accusati di reati gravissimi. Invece abbiamo rimandato due servitori dello Stato nelle fauci del sistema indiano che prevede la pena di morte. Ci sono dietro ragioni inconfessabili, tutt’altro che nobili? Ora dobbiamo internazionalizzare la crisi con l’India. Gli americani tengono molto alla nostra presenza militare».
I passi più urgenti?
«Richiamare subito l’ambasciatore Mancini che ha appena incontrato il capo del partito indiano più oltranzista e si è dimostrato inadeguato. Poi notificare all’Onu e alla Nato la nostra intenzione di uscire intanto dalla missione anti-pirateria nell’Oceano Indiano e poi progressivamente anche dalle altre. Bloccare le trattative per l’accordo commerciale tra Ue e India. La strada burocratica-giudiziaria è stata un fallimento: siamo l’unico Stato che ha fatto ricorso alla Corte suprema di un altra nazione e ne è uscito sconfitto».
Cos’è successo davvero?
«So alcune cose dall’ex ministro Terzi e le dirò solo quando i due fucilieri saranno tornati in patria, se ci sarà la commissione d’inchiesta che abbiamo chiesto. I nostri marò sono stati sacrificati sul tavolo della ignavia politica. Secondo me sono innocenti. I nostri soldati sono buoni per partecipare a missioni di pace ma non per essere salvati. Se la magistratura italiana avesse riscontrato dei reati avrebbe potuto ritirare il passaporto a Latorre e Girone in modo da impedire loro di ripartire, ma se così non è stato un motivo ci sarà. Aprire un dialogo spetta al governo italiano e ai legali dei due marò, ma se lo Stato spera solo di ottenere che non venga applicata la pena di morte, punta a un risultato minimo. Anche perché se non ci fosse la pena di morte ci accontentiamo dell’ergastolo o di una pena grave?»