ROMA – “Sul carro del rottamatore” è il titolo dell’articolo a firma di Massimo Gramellini su La Stampa in edicola oggi, martedì 3 settembre.
“Ammesso che esista, la diversità antropologica della sinistra è un virus che non rischia di intaccare i suoi dirigenti. Un anno fa non ne trovavi uno disposto a prendere un caffè con Renzi, se non per avvelenarglielo. Il sindaco di Firenze era un moccioso, un arrogante, il nipotino prediletto di zio Berluscone. Ora è diventato il fratello bianco di Obama, il cugino toscano di Blair, la reincarnazione di Bob Kennedy e non c’è signore delle tessere democratico o sperduto assessore appenninico che non ostenti il desiderio (…) di incoronarlo segretario del Pd di tutte le galassie.
Renzi, sia detto a suo merito, non è cambiato. Continua a dire le cose che diceva prima, e cioè che se prende il potere li farà fuori tutti: altrimenti loro, dopo Prodi e Veltroni, faranno fuori anche lui. I notabili lo sanno, ma non resistono egualmente alla tentazione, che in Italia è una vocazione, di saltare sul carro del vincitore. (…)
Gli illusi confidano nel fatto che, prima di essere un obamiano, Renzi è un democristiano. Noi invece confidiamo nella proverbiale cattiveria di Renzi, sicuri che non ci deluderà.”