ROMA – “Marcello, come here”, questo il titolo del Buongiorno a firma di Massimo Gramellini sulle pagine de La Stampa del 12 aprile:
Chi l’avrebbe detto? Alla vigilia della sentenza definitiva, poi: quella che rischiava di condannarlo per mafia a sette anni di reclusione. Ma chi avrebbe mai potuto immaginare che un uomo così distinto e di buone letture preferisse vivere i suoi ultimi anni in un villone esotico da latitante piuttosto che dietro le inferriate di un carcere da lestofante? L’improvvisa scomparsa di Marcello Dell’Utri ci lascia esterrefatti. E più di noi ha lasciato esterrefatti i magistrati che si erano rifiutati per ben due volte di negargli il diritto d’espatrio. Per non parlare del ministro Gruviera Alfano: lui aveva visto qualcuno dirigersi di buona lena verso il confine, ma pensava fosse un dissidente kazako.
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Il destino di Dell’Utri resta avvolto nel mistero. Che lo abbiano rapito gli alieni per mescolare il suo Dna a quello di Marlon Brando e riprodurre don Vito Corleone in provetta? È possibile. Come è possibile che Dell’Utri sia semplicemente uscito a fare due passi e abbia smarrito il telefonino: chiunque incontrasse un signore con la coppola a forma di biscione e un’edizione rarissima dei Diari veramente apocrifi di Mussolini sotto l’ascella è pregato di avvertire la polizia: qualunque polizia, tranne quella italiana, altrimenti c’è il rischio che al telefono risponda il Gruviera e saremmo daccapo. Al momento l’ipotesi più accreditata è che si trovi a Beirut, in attesa del badante messogli a disposizione dai servizi sociali: un certo Silvio Berlusconi.