
ROMA – “Il telefono cellulare in uso a Matteo Renzi – scrive Davide Vecchi del Fatto Quotidiano – รจ intestato alla Fondazione Open. Lโente che ha finanziato la sua ascesa politica dal 2012 ed รจ oggi guidato dallโavvocato e consigliere di Enel Alberto Bianchi, assieme al fidato fundraiser Marco Carrai, al ministro Maria Elena Boschi e al sottosegretario Luca Lotti. Renzi usa ancora oggi quel telefono, nonostante da piรน di un anno sia presidente del Consiglio e abbia a disposizione anche un altro cellulare fornitogli dallโAisi (Agenzia per le informazioni e sicurezza interna, lโex Sisde) e potrebbe utilizzare un telefonino di Palazzo Chigi”.
L’articolo di Davide Vecchi: Invece, come conferma lui stesso al Fatto Quotidiano, il suo principale numero รจ rimasto quello della Open. Numero che รจ finito intercettato mentre il premier conversava con il generale della Guardia di Finanza, Michele Adinolfi. I due si conoscono da tempo. Adinolfi ha guidato il comando interregionale del centro Italia con sede a Firenze fino al 18 marzo scorso, negli anni in cui Renzi era sindaco del capoluogo toscano. COSร, PROPRIO mentre Raffaele Cantone, presidente dellโAutoritร nazionale anticorruzione, invoca una legge che imponga la massima trasparenza alle fondazioni riconducibili a politici, emerge che il cellulare del premier รจ pagato da una fondazione della quale solo in parte si conoscono i finanziatori. Dopo la casa fiorentina pagata per tre anni da Carrai allโallora sindaco, chi copre oggi le spese telefoniche di Renzi? E soprattutto: รจ corretto che il presidente del Consiglio ricorra a un telefono che sfugge alla anche piรน minima trasparenza di Palazzo Chigi? Uno dei temi piรน battuti durante le campagne elettorali negli ultimi anni da Renzi รจ proprio la necessitร di rendere i costi dellโattivitร politica controllabile da parte dei cittadini. E con estrema frequenza lโesempio portato dal premier รจ quello degli Stati Uniti. Ma i fatti non aiutano Renzi. Nelle ultime settimane proprio oltreoceano รจ diventato un caso lโuso della posta elettronica privata da parte di Hillary Clinton quando era segretario di Stato. Il New York Times lโha battezzato โemail-gateโ e lโex first lady รจ stata costretta a un pubblico mea culpa: โAvrei fatto meglio a non usare il mio account personaleโ, ha dichiarato. Motivo di tanto scandalo? Per la legge statunitense i rappresentanti governativi non possono nascondere nulla al dipartimento di Stato. Clinton ha consegnato 55 mila email che ora saranno selezionate e tutte quelle ritenute di interesse pubblico saranno pubblicate on line. Leggibili a tutti. Di interesse pubblico: non serve unโindagine della magistratura. Un altro mondo. Lโabisso tra il sistema Renzi e il suo modello americano era giร emerso quando pochi mesi fa si scoprรฌ per puro caso che il premier era solito usare lโelicottero di Stato senza darne comunicazione. Ebbene: nel sito della Casa Bianca lโagenda di Obama รจ pubblica e viene aggiornata in tempo reale sugli spostamenti, i mezzi usati e i costi sostenuti dallโamministrazione per Mr President (…).
