ROMA – Con la legge elettorale per la Camera dei Deputati, nota come Italicum, ultima versione, nel calcolo riportato da Marco Travaglio,
“se si votasse oggi, passerebbero i 100 capilista del Pd, i 100 del M5S, i 100 di FI, più quelli della Lega nelle regioni del Nord e degli altri partiti che supereranno qua e là la soglia di sbarramento). […]
“Questi fortunati vincitori andranno ad aggiungersi ai 100 senatori dopolavoristi, nominati pure loro. Cioè: nel nuovo Parlamento, che eleggerà i presidenti della Repubblica e parte dei membri della Consulta e del Csm, siederanno 475 nominati (due terzi) e 242 eletti (un terzo). Casta batte cittadini 2-1. Record antidemocratico di tutto l’Occidente”.
Su questa conclusione aritmetica, Marco Travaglio provoca e chiede:
“Perché non azzerare tutto e ripristinare il Mattarellum o virare sul sistema francese, anziché pasticciare un Italicum all’italiana che produce un deputato eletto ogni due incostituzionali. Non era Matteo Renzi a dire “vogliamo dimezzare subito il numero e le indennità dei parlamentari e sceglierli noi con i voti, non farli decidere a Roma con gli inchini al potente di turno” (18-10-2010)? O quello era izneR oettaM, buono solo per fregare la gente?”.
Marco Travaglio dedica il suo editoriale di domenica 16 novembre 2014 all’esame del
“terzo Italicum, diverso da quello uscito dal Nazareno primigenio (18 gennaio) e da quello approvato dalla Camera il 12 marzo. Che, per giunta, riguarda solo la Camera.
Il Senato non è neppure considerato, dando per scontato che alle prossime elezioni sarà già legge la mirabolante riforma costituzionale del Senato delle Autonomie, il dopolavoro per sindaci e consiglieri regionali che si nomineranno da soli (il che non è scontato per nulla: mancano tre-quattro letture, con intervallo di 9 mesi; ragion per cui alle prossime elezioni si potrebbe scoprire che per il Senato, in mancanza di meglio, vale il Consultellum, cioè il proporzionale puro disegnato dalla Corte costituzionale).
Dunque: l’Italicum passato alla Camera otto mesi fa conservava le liste bloccate del Porcellum, solo un po’ più corte. L’Italicum riscritto da Renzi, B., Alfano e frattaglie varie, che ora va al Senato e poi torna alla Camera, di bloccato a “solo” i capilista, che usciranno in automatico in ciascuno dei 100 collegi previsti: cioè nominati dai leader dei partiti, anche se nessuno li voterà (tanto non saranno sottoposti alla preferenza).
Gli altri candidati invece dovranno sudarsi l’elezione con la preferenza, ma saranno pochissimi. La cosa ha suscitato gridolini di giubilo fra i turiferari del renzusconismo: evviva, l’Italicum è migliorato, gli elettori potranno scegliersi i propri rappresentanti.
Balle. Due senatori della minoranza Pd, Fornaro e Pegorer, hanno calcolato quanti capilista nominati dai vertici dei partiti andranno alla Camera all’insaputa degli elettori: il 60,8%, cioè 375 su 630 (nei 100 collegi nazionali, se si votasse oggi, passerebbero i 100 capilista del Pd, i 100 del M5S, i 100 di FI, più quelli della Lega nelle regioni del Nord e degli altri partiti che supereranno qua e là la soglia di sbarramento).
Questi fortunati vincitori andranno ad aggiungersi ai 100 senatori dopolavoristi, nominati pure loro. Cioè: nel nuovo Parlamento, che eleggerà i presidenti della Repubblica e parte dei membri della Consulta e del Csm, siederanno 475 nominati (due terzi) e 242 eletti (un terzo). Casta batte cittadini 2-1. Record antidemocratico di tutto l’Occidente.
I laudatores nazareni sostengono che i capilista bloccati riproducono il sistema maggioritario uninominale, dove in ogni collegio i partiti candidano un solo candidato. Storie: nell’uninominale l’elettore sceglie barrando il nome del candidato preferito; nell’Italicum2.0 l’elettore vota il partito, non il capolista, e se vuole aggiunge la preferenza a un altro candidato dal numero 2 in giù.
E poi l’uninominale alla francese consente le primarie automatiche: al primo turno voti il candidato più vicino a te, magari di un piccolo partito, e nel ballottaggio, se il tuo preferito non è fra i primi due, puoi scegliere tra quelli il meno lontano da te.
Nell’Italicum invece le primarie (spesso peraltro truccate o pilotate) non sono né obbligatorie né regolate né controllate per legge, ma affidate al buon cuore dei singoli partiti. E il ballottaggio serve solo ad attribuire il premio di maggioranza al partito più votato, non a scegliere i candidati: quelli si decidono tutti al primo turno”.