
ROMA – Il caso Berlusconi si arrampica “in un saliscendi delle regole”. C’è una motivazione etica per espellere dal Parlamento i colpevoli di gravi reati? E il giudizio sull’immoralità va assunto a scrutinio palese? Ma è giusto fare giustizia (sostanziale) negando la giustizia (procedurale)? E una finalità morale può raggiungersi con mezzi illegali?
Ecco l’editoriale di Michele Ainis per il Corriere della Sera:
La vicenda che tocca Silvio Berlusconi ne offre la rappresentazione più eloquente. A partire dal diretto interessato: in passato si dichiarò d’accordo sulle liste pulite, votò pure a favore della legge Severino, ma adesso che lui è un pregiudicato non vuol proprio saperne di liberare la poltrona. E il voto palese sulla sua decadenza? Un successo del Movimento 5 Stelle, che ha fatto della trasparenza una bandiera. Peccato che giusto un mese fa ammainò quella bandiera chiedendo lo scrutinio segreto per la legge sull’omofobia. Senza dire del Pd, che difendeva come Lancillotto la Consult a q u a n d o B e r l u s co n i l e sparava contro a palle incatenate. Ora se ne fida così poco da alzare un veto contro le richieste del Pdl, che vorrebbe interrogarla sulla costituzionalità della legge Severino.
Questo saliscendi percorre i tre gradini sui quali s’arrampica il caso Berlusconi: etico, giuridico, politico. C’è una motivazione etica per espellere dal Parlamento i colpevoli di gravi reati? Certo che sì, ne è prova la Costituzione stessa: gli onorevoli devono per l’appunto essere persone onorate (articolo 5 4 ) , dunque non moralmente indegne (articolo 48). E il giudizio sull’immoralità va assunto a scrutinio palese? Alla Camera sì; al Senato vige la regola contraria. Disapplicandola, senza peraltro riscriverla daccapo, i membri della Giunta han- no inferto una ferita alla legalità. Sicché l’etica divorzia dal diritto, la trasparenza si guadagna per vie assai poco trasparenti. Ma è giusto fare giustizia (sostanziale) negando la giustizia (procedurale)? E una finalità morale può raggiungersi con mezzi illegali? No, non può. E gli argomenti tirati in ballo dalla maggioranza risicata (7 a 6) cui si deve il verdetto della Giunta sono a loro volta risicati. Dicono che quel voto attiene alla composizione del Senato, non già a una singola persona, cui s’applicherebbe viceversa la regola del voto segreto: insomma, il destino di Berlusconi non riguarda Berlusconi. Dichiarano che il caso è inedito, ma a sprezzo della logica aggiungono che esiste un p re ce d e n te ( A n d re ot t i ) .
D’altronde i precedenti parlamentari sono come il sacco della Befana, c’è dentro un po’ di tutto. E dopo l’appello c ’è sempre un contrappello, come ben sanno le milizie dell’illustre condannato, che da parte loro meditano di predisporre un ordine del giorno contrario alla decisione della Giunta, facendolo votare a scrutinio segreto. Dalla legalità al legalismo, che ne disegna la caricatura. Perché in questa partita non c’è spazio per l’etica, né per il diritto: c’è solo la politica, con i suoi tornaconti.
Però, attenzione: quando sei troppo furbo rischi la fine del grullo. Nel 1993 Craxi venne salvato dai franchi tiratori; ma da lì a poco fuggì ad Hammamet, mentre il Parlamento cancellava a furor di popolo l’immunità penale. Succede quando stiri le regole per un utile immediato, e poi la regola ti si ritorce contro. O quando inchiodi il passo su un unico gradino della scala democratica (etica, politica, diritto), senza sobbarcarti la fatica d’arrivare in cima.
