ROMA – “Caro ministro, ecco perché il video di Brindisi va mostrato”. Così esordisce Marco Lillo sul fatto Quotidiano. La lettera è indirizzata al ministro della Giustizia Paola Severino, che dopo l’attentato di Brindisi ha detto ai giornalisti: “Grazie per non aver pubblicato il volto dell’attentatore, grazie per non aver mostrato il video per intero”. Lillo ritiene che il ringraziamento sia un vero paradosso, come se qualcuno ringraziasse una persona “per non avere commesso un reato” e accusa di “garantismo” il ministro Severino. Il giornalista poi spiega che il Fatto si sarebbe comportato in modo opposto. Avrebbe cioè mostrato le foto dell’assassino, se non fosse stato un reato
Scrive Lillo: “Non c’è garantismo che tenga: quel signore che guarda con una smorfia simile a un sorriso le ragazze che arrivano, schiaccia il pulsante e si nasconde dietro al chiosco per un minuto e tre secondi aspettando il botto, poi esce dall’altro lato e sgattaiola via, è un assassino. La pubblicazione della notizia del video e dei tre fermi immagine ha certamente dato un vantaggio a quell’uomo in giacca, ma non ha ottenuto l’effetto positivo di aiutare davvero un riconoscimento del pubblico. La pubblicazione integrale dei due video (il prima e il dopo del botto ripresi dalle due telecamere del chiosco) aumenterebbe le possibilità di riconoscere, per il modo di camminare, per il viso e per l’atteggiamento, il colpevole di una tentata strage. Per questa ragione sarebbe logico, ora, divulgare il video con la massima pubblicità”.
La decisione di non mostrare il video da parte della Procure di Brindisi e Lecce per Lillo costituisce “un classico pasticciaccio all’italiana”, perché “la pubblicazione integrale del video può diventare talvolta la mossa vincente”. Se la pubblicazione si rivelasse un errore, “non è possibile saperlo prima”, spiega il giornalista. Lillo accusa poi di stupidità la pubblicazione del fermo immagine in cui si vede l’uomo con il telecomando,: “Serve solo a dare una mano all’assassino garantendogli un assurdo rispetto della privacy. È questo il garantismo che piace ai tecnici?”.