La battuta di Monti sui Governi precedenti, le sue speranze di addolcire la Germania e lo stupore sull’aplomb di Sarkozy e Hollande al cambio della guardia oscurano un po’ l’unica notizia buona della giornata, che la benzina potrebbe calare, poco poco, ma meglio di niente. Se ne accorgono il Messaggero (“Benzina, giù i prezzi, abbassare subito di 4 o 5 centesimi”oltre i 2 cent di impercettibile taglio già applicati, e, con minore evidenza, la Stampa (più irrealistico: “Ipotesi di un taglio Iva”).
Le glaciali e infelici parole di Monti occupano le aperture, con toni ovviamente diversi. Registrazione acritica si ha sul Messaggero di Roma: “Crisi, l’affondo di Monti”, su Repubblica: “Crisi, Monti accusa i Governi passati”, il Secolo XIX: “La crisi? Rifletta chi l’ha causata”, il Mattino: “Crisi, l’accusa di Monti ai partiti”; in prima pagina, con acritico rilievo, il Fatto Quotidiano: “Monti:Rifletta chi c’era prima”, Corriere della Sera: “I costi umani della crisi? Rifletta chi ha portato l’economia in questo stato”; registrazione polemica su Libero: “Suicidio tecnico. Monti accusa Berlusconi. I morti per crisi sarebbero colpa sua. Monti dimentica le sue tasse inutili”. Sul Giornale dei Berlusconi, la battuta di Monti si ritrova in un sommario sotto l’apertura (“E il Professore si lava pure le mani del sangue dei morti di crisi”) che invece è dedicata a un “Appello al Pdl. Dai Silvio, molla Monti. Il messaggio degli elettori è stato chiaro. Non si vota un partito che sostiene un Governo che ti perseguita senza darti nulla in cambio”.
La maggior parte dei giornali non sembrano in grado di capacitarsi che un capo di Governo possa dire una frase simile, meno che mai un professore di economia che parla le lingue. Vengono alla mente tanti aggettivi, usiamo il più neutro, insularità: tutti, Monti, partiti, giornali sono talmente concentrati sul tempo reale che dimenticano che viviamo una crisi arrivata ora al suo quinto anno non solo in Italia ma in tutto il mondo. Se anche e certamente le iniziative di guerra psicologica prese da Monti hanno aggravato la crisi, le misure fiscali che Monti ha trasformato in lotta di classe erano giù in atto da “maggio 2010”, come certificato dalla Unione Europea, solo che a Berlusconi non conveniva dire. E finge anche di ignorare, Monti, che la crisi di oggi in Italia è conseguenza del benessere degli anni passati, conseguenza a sua volta della guerra fredda. Prendersela con Berlusconi, Prodi, Craxi, Andreotti, Colombo, De Gasperi non solo è puro cinismo (solo il Manifesto centra: “Monti scarica i suicidi su ‘chi c’era prima’”) ma è anche storicamente sbagliato. Hanno presieduto anche su momenti di espansione, di cui peraltro non avevano grandi meriti, perché tutti siamo legati alla congiuntura mondiale: infatti l’attuale crisi parte dai sub-prime, dalla bolla immobiliare americana, dal fallimento di Lehman. E frasi di questo genere non se le può permettere uno che ha preso in mano il nostro futuro a nostra insaputa.
Intanto i giornali hanno dato l’avvio al tormentone del dopo elezioni., aperto dalla imbarazzante polemica da trivio tra il comico-diventato-leader-politico Beppe Grillo e il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Il Fatto Quotidiano tra i due sembra scegliere Grillo: “Nessun boom. Sei sordo? Napolitano-Grillo 0-2. Il leader di 5 Stelle vince nelle urne e anche nella polemica col capo dello Stato”, corredato da commento del direttore Antonio Padellaro: “Crisi di nervi al Quirinale”. Il Fatto: “Il Quirinale le spara grosse. Il boom di Grillo acceca Napolitano”.
Quel che spaventa non è il risultato, ma l’inadeguatezza di chi deve cercare risposte agli elettori, che sono poi gli stessi che ci hanno portato fin qui senza capirci niente. Il sommario del Fatto è un flash: “I grillini rubano voti a Pd, Pdl e Idv. Di Pietro: Bersani si muova, molli Monti e Casini. Santanché: Alfano sveglia, passiamo all’opposizione. Monti: Nessun effetto sul Governo”
Tutti ora girano i numeri come vogliono loro. Libero: “Il Pd ha perso un voto su tre, ma è felice”, di Franco Bechis. I problemi del Pd si traducono nelle parole di Ilvo Diamanti su Repubblica (“La Terza Repubblica che non sa dove andare”): il Pd “non riesce a capitalizzare il crollo del centro destra”. Il Manifesto inquadra la crisi della Lega: “Sprofondo Nord”. Il Sole 24 Ore sintetizza: “Centrodestra -14%, sinistra -5%”. Molto chiara la tabella a pagina 5 della Stampa, che ha messo in colonna i voti, come si trattasse di un mega campione: hanno perso tutti, circa mezzo milione di voti, un po’ meno del 10% complessivo; tranne Grillo, che di quel mezzo milione ha preso appena un sesto. Il resto? Mi hai deluso, non ti voto più, né a te né agli altri.
Da registrare l’intervista di Massimo D’Alema al Messaggero: “Il Pd sarà il pilastro dell’alleanza tra Udc e sinistra”.
Il Day after è anche l’occasione per regolamenti di conti, piccolini piccolini non solo per la rilevanza ma anche per l’entità dei personaggi coinvolti, da una parte e dall’altra. Il Giornale mette a centro pagina una foto di Gianfranco Fini sotto il titolo: “Il tonfo del Fli. Fini, fine di un traditore”. L’articolo di Salvatore Tramontano ha questo inizio: “Sotto la poltrona niente”. La didascalia alla foto: “Sparito. Il Fli di Fini ha fatto flop”. L’altro organo di casa Berlusconi, il settimanale Chi, è solo più raffinato. Dedica la copertina a una bellissima foto, tutta posata, forse del giorno delle nozze, di Nicolas Sarkozy e Carla Bruni. Titolo: “Eliseo addio”. Sotto: “Dopo la sconfitta elettorale va in crisi anche la coppia?”. Sarebbe stato meglio se Berlusconi, invece di prendersi vendette di carta, si fosse astenuto da firmare con Sarkozy l’accordo per le centrali nucleari, di generazione superata, che ora ci toccherà pagare per buone anche se non le costruiamo più. Sarebbe bene che Giarda, Grilli e anche Bondi si dedicassero a queste quisquilie invece che ai metri quadrati degli uffici dei dirigenti pubblici, che se si dovessero davvero ridurre, ci costerebbero in più anche il cartongesso.
Gli altri giornali invece dalla Francia pubblicano la notizia del cambio di consegne tra Sarkozy e François Hollande, con foto. Repubblica si meraviglia: “Ideale passaggio di consegne. Sarkò-Hollande, lezione di stile, abbracci e sorrisi dopo gli insulti”. Messaggero: “Simbolica staffetta alla festa per l’armistizio”. La Stampa: “Effetto Francia, anticipato il vertice sulla crescita”. Ora ci si è messo anche Hollande a vendere sogni.
Piedi per terra. Sole 24 Ore: “Sui rimborsi Iva il Parlamento pressa il Governo”. Italia Oggi: “Ritorna il federalismo. Perché Monti si è convinto che adottando nella sanità i costi delle Regioni più efficienti si possono risparmiare 4 miliardi di euro”. Il 4 sembra essere diventato il numero magico di questo Governo.
Un po’ di respiro: La Gazzetta dello Sport si divide tra l’apoteosi di Andrea Agnelli (“Ci prende gusto: Questa Juve è destinata a vincere ancora a lungo”) e il futuro dell’Inter: “Stramanovre”, la campagna acquisti di Moratti.