Mughini su Libero: “Ibra e C. Una tassa del 75% è una rapina. Anche se sei ricco”

Mughini su Libero: “Ibra e C. Una tassa del 75% è una rapina. Anche se sei ricco”

ROMA – Tasse al 75%? E’ una rapina, anche se sei Ibrahimovic, parola di Mughini. A rischio è il calcio francese, i club: “Sono loro – scrive Mughini – che hanno indetto lo sciopero, loro che fanno da architrave di un’industria del calcio che dà lavoro a 25mila persone. 13 di quei 18 club sono a rischio fallimento se dovessero pagare (loro e niente affatto Ibrahimovic e compagnia giocante) l’aggravio fiscale da cui siamo partiti”.

Ecco l’articolo di Mughini:

Se dovessero prendere dall’oggi al domani una mazzata che annichilisce bilanci già pesantemente in rosso. Di questo si tratta, semplicemente di questo. Semplice semplice. Mi direte, peggio per loro. Peggio per un’industria che si è data come correnti cifre da nababbi che solo gli sceicchi e i loro similari possono sostenere, cifre che hanno un’aura irridente nei confronti di chi lavora in industrie meno spettacolarizzate. Solo che se avviamo questi discorsi, e magari sugli stipendi pagati ai più «eccellenti » giocatori della serie A italiana, non la finiamo più. E a parte il fatto che quelle cifre sono determinate in buona parte dall’essere il calcio lo spettacolo televisivo più clamoroso di tutti. In Italia come in altri Paesi. A milioni e milioni guardano le partite, a decine e decine di migliaia vanno negli stadi. Ne consegue l’indispensabilità di figure alla Totti o alla Buffon o alla Miguel Higuain. Se milioni di persone alla domenica spegnessero il canale televisivo dove i fatidici 22 uomini in mutande rincorrono un pallone e accendessero un canale dove invece vengono letti i versi di Guillaume Apollinaire o di Gabriele d’Annun – zio tutto cambierebbe in fatto di stipendi eccetera. Ma fermiamoci qui, tale è l’evidenza di tutto questo. Afferriamo l’altro corno della faccenda. Se sì o no uno Stato, com’è adesso quello francese, abbia il diritto di portarti via fino al 75 per cento di un reddito da lavoro. So di incorrere nella riprovazione del professore Luciano Gallino, uno dei più grandi esperti di storia industriale italiana di cui sto leggendo un bel libro in un cui un po’ si lamenta che l’ali – quota marginale sui grandi redditi sia scesa rispetto all’80 per cento degli anni immediatamente successivi alla fine della Seconda guerra mondiale. Dissento rispettosamente dal professor Gallino.

A me un’aliquota del 75 per cento appare come idiota e vessatoria, una rapina a mano disarmata dove il rapinatore non corre alcun rischio. Peggio, una decisione controproducente e in Francia lo si è visto già al tempo della decisione di Gérard Depardieu di andare a fissare la sua residenza in Urss, un Paese niente affatto sopraffino in fatto di diritti civili ma che il diritto di goderti una quota giusta del tuo reddito (diciamo il 50 per cento) te lo lascia. Depardieu non era affatto un evasore. Pagava un fottìo di soldi di tasse, com’era giusto che fosse. Amava il suo Paese e contribuiva mica male al suo funzionamento civile. Ha preso e se ne è andato. Assolutamente quello che avrei fatto io fossi stato al suo posto. Ne sta parlando uno che in fondo la pensa come l’ex ministro Tommaso Padoa- Schioppa, che l’aver pagato le tasse ti rende orgoglioso. Ho detto aver pagato le tasse, non essere rapinato. Se c’è la rapina, c’è il diritto alla legittima difesa. Calciatori e non. Tutti. Fuggi, ti sottrai, paghi di meno altrove. Semplice semplice.

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Gianluca Pace