Napolitano, Berlusconi, Imu, concorsone e Maya: la rassegna stampa

ROMA – “Darò io l’incarico, sarà politico”. Il Corriere della Sera: “Giorgio Napolitano credeva che il governo dei tecnici completasse la legislatura. E soprattutto che il Parlamento varasse una nuova legge elettorale. Nel discorso alle alte cariche dello Stato parla di “legislatura perduta” e sprona i partiti a non «bruciare la fiducia riconquistata.”

Il Colle: legislatura perduta. La parola tornerà ai politici. Gli auguri con le alte cariche. L’articolo a firma di Lorenzo Fuccaro:

“Ebbene oggi quella condizione non c’è più, nonostante la legislatura si stia chiudendo in anticipo rispetto alla naturale scadenza. Ora, sottolinea, «non c’è chi non veda come si stia per tornare a una naturale riassunzione da parte delle forze politiche del proprio ruolo, sulla base del consenso che gli elettori accorderanno a ciascuna di esse. E sarà quella la base su cui poggeranno anche le valutazioni del capo dello Stato». Insomma, sarà il presidente in carica quello che avrà l’onere di indicare chi formerà l’esecutivo, tenendo conto dei risultati elettorali. Napolitano chiarisce ancora una volta che non sarà disponibile a farsi rieleggere, in ciò confortato dalla opinione di un illustre costituzionalista e presidente della Consulta, Livio Paladin (citato espressamente dal Capo dello Stato), il cui pensiero è stato la fonte ispiratrice dei «cosiddetti governi del Presidente», quale appunto è quello formato da Monti. Napolitano rileva alcune note dolenti, accanto alle innovazioni introdotte nel nostro ordinamento per effetto delle intese in sede europea (il pareggio di bilancio in Costituzione) e ai «provvedimenti severi sul piano del rigore fiscale e sul piano delle riforme coerenti con un comune disegno europeo». E riguardano in particolare «l’avere perduto una legislatura» perché non si è riformato il sistema politico.”

La mossa: restare e dare l’incarico. L’articolo a firma di Marzio Breda:

“In cauda venenum, osservano alcuni ospiti del Salone dei Corazzieri, che hanno appena ascoltato questo passaggio costruito per chiudere (tra le pagine 24, 25 e 26) il deluso e tagliente discorso del capo dello Stato. In realtà, nella coda della sua riflessione non c’è alcun veleno, come forse piace pensare a chi è sensibile ai boatos che insistono a veicolare l’idea di forti contrasti tra i due presidenti. C’è una constatazione di fatto. Un mezzo sfogo personale. E, sì, forse anche un consiglio (l’estremo) a Mario Monti. La constatazione è che il precipitare della dialettica interna alla maggioranza verso la sfiducia ha bruciato le tappe del percorso previsto da Napolitano. Calcolati gli adempimenti costituzionali e venuto meno l’ipotetico e temuto «ingorgo» istituzionale, adesso si rischia il vuoto di un mese tra l’insediamento delle nuove Camere e la scadenza del suo settennato. Un tempo sospeso che materializza prospettive insopportabili, per un Paese ancora scosso dai postumi della crisi economica.”

Bersani in missione a Palazzo Chigi «Il premier sta ancora riflettendo». L’articolo a firma di Monica Guerzoni:

“«Io gli ho detto di fare quel che ritiene opportuno e lui mi ha detto che sta ancora riflettendo…». Il primo commento di Pier Luigi Bersani dopo l’incontro con Mario Monti, mezz’ora nel chiuso di Palazzo Chigi prima di salire al Quirinale per gli auguri di Natale, è volutamente enigmatico. Ma dalle parole del segretario del Pd trapela quantomeno insofferenza, per il fatto che il premier ancora non scopra le carte. «Il presidente è ancora in fase di valutazione — si limita a dire il candidato del centrosinistra — A me va bene qualsiasi decisione. Valuterà lui e deciderà lui». E ancora, quasi brusco: «Io mi occupo di primarie, gli altri prendessero le loro decisioni». Bersani parla di incontro «molto cordiale» e di «massimo rispetto reciproco», ma la giornata di ieri ha segnato una svolta nei rapporti con il premier. Ad anticipare la gelata un tweet di Stefano Di Traglia, il portavoce del segretario, lanciato in Rete alle nove di mattina: «Se la novità politica di Monti è un’altra lista personale, significa non aver compreso le derive populistiche degli ultimi 20 anni». Sono solo 140 battute tra le pagine di un social network. Ma rivelano come, nell’entourage di Bersani, si cominci a guardare a Monti come a un rivale, quasi che la grande paura incarnata da Matteo Renzi durante le primarie si sia trasferita sul Professore.”

«Liste, firme dimezzate. Nel Lazio si cambi data». L’articolo a firma di M.Antonietta Calabrò:

“Palazzo Chigi è intervenuto con un decreto legge (quindi un provvedimento che entra subito in vigore). In pratica, vista l’esiguità del tempo che separa dalle possibili elezioni nel mese di febbraio, ci sarà il dimezzamento del tetto delle firme necessarie (da 120 mila a 60 mila) per i nuovi partiti. La riduzione sarà anche aumentata fino al 60% per i partiti costituiti in gruppo parlamentare almeno in una delle due Camere (come è ad esempio l’Udc). Ma il partito di Casini, se rimarrà formazione autonoma, potrebbe avvalersi anche dell’estensione (prevista nel nuovo decreto legge) dell’esonero dalla raccolta firme «anche alle componenti politiche interne costituite all’inizio della legislatura al momento della convocazione dei comizi». Norma che quindi si applicherà anche ai partiti che fanno parte del gruppo misto (Udc al Senato) e ai Radicali all’interno del Pd.”

Berlusconi all’attacco in tv: «La Germania è egoista». L’articolo a firma di Alessandro Trocino:

“Un «patto per i parlamentari», l’«abolizione immediata dell’Imu», la riforma della Costituzione per dare più poteri al premier. Dopo «Walker Texas Ranger» spunta sul video di Rete Quattro Paolo Del Debbio, conduttore di «Quinta Colonna». Il giornalista, tra i fondatori di Forza Italia, lancia una puntata dal titolo «Senza Natale, senza tredicesima» e introduce l’intervista a Silvio Berlusconi. Dieci minuti di intervento, registrata tra gli stucchi e i divani di Arcore, che arriva dopo la lunga conversazione di domenica con Barbara D’Urso, in un’altra tv Mediaset. Berlusconi si rivolge agli italiani, chiedendo di «non frazionare» il voto e di votare i due partiti maggiori. Nessuna concessione alla vita privata, niente frivolezza. Questa volta il Cavaliere concentra la sua strategia mediatica sui temi economici. Si comincia con i costi della politica: «Abbiamo già fatto diverse cose, la riduzione del 20 per cento del numero dei consiglieri, dello stipendio dei parlamentari, dei ministri e delle auto blu. Ma si deve fare molto di più. E dobbiamo evitare le situazioni intollerabili di chi profitta dei soldi pubblici». Farlo, però, non è semplice: «Per intervenire bisogna avere i poteri, ma il presidente del Consiglio non ha questi poteri. Bisogna cambiare la Costituzione e dare al premier i poteri che ci sono in Europa. Per cambiare, serve un partito che abbia da solo la maggioranza in Parlamento. E dunque gli italiani non devono votare più su un voto frazionato».”

Pdl, la destra in fermento. La Russa se ne va e fonda «Centrodestra nazionale». L’articolo a firma di Paola Di Caro:

“L’incertezza domina, ma è la confusione a farla da padrone in un Pdl in attesa del pronunciamento di Mario Monti, con Silvio Berlusconi saldamente in campo, con l’alleanza con la Lega sempre in bilico e con l’ala destra in ebollizione. È di ieri l’ufficializzazione della nascita di «Centrodestra nazionale», la creatura più volte annunciata di Ignazio la Russa che si stacca dal Pdl per correre comunque in apparentamento alle elezioni. Ne faranno parte probabilmente Meloni e Crosetto, forse Storace, sicuramente non Gasparri, né Alemanno né Matteoli, né Ronchi e Urso a riprova che l’area degli ex An ormai non esiste più. L’unico punto fermo, allo stato, è che il Cavaliere va avanti come un treno per rafforzare la propria candidatura visto che, come dice Paolo Bonaiuti «la sua discesa in campo ha già fatto crescere il Pdl», che secondo gli ultimi sondaggi appena sfornati dalla Ghisleri avrebbe raggiunto il 17,6%, con una salita del 3% in una settimana. Per questo la strategia del battere a tappeto tutti gli spazi televisivi possibili viene perseguita con precisione certosina: ieri Berlusconi si è fatto intervistare da Quinta Colonna, a Retequattro, oggi sarà a Porta a Porta, e sta addirittura trattando per fare da ospite d’onore a «Servizio Pubblico» di Santoro. Ieri i primi contatti col vecchio nemico, la richiesta di un trattamento «onesto», l’ipotesi della partecipazione alla puntata del 3 o del 10 gennaio.”

Primarie, a Bersani il 10% dei nomi. L’articolo a pagina 11:

“In quanto alle deroghe, alla fine sono state concesse (con tre voti contrari e tre astensioni) senza conte individuali potenzialmente imbarazzanti a tutti e dieci i richiedenti: Mauro Agostini, Rosy Bindi, Gianclaudio Bressa, Anna Finocchiaro, Giuseppe Fioroni, Maria Pia Garavaglia, Giuseppe Lumia, Franco Marini, Cesare Marini, Giorgio Merlo. Tutti, se non saranno compresi nel listino del segretario, dovranno sottoporsi alle primarie. Tanti altri, una ventina, non hanno chiesto la deroga, da Massimo D’Alema e Walter Veltroni a Marco Follini. Nessuna novità, rispetto alle previsioni, in fatto di date. Ogni Regione sceglierà (in base a quelli che un pò vagamente qualcuno ha definito «usi e costumi delle realtà territoriali») se si voterà sabato 29 o domenica 30 dicembre; ma la maggioranza sembra orientata sul 29. In realtà molti avrebbero preferito spostare a gennaio l’appuntamento, per evitare il rischio defezioni da tombolate di fine anno e, soprattutto, in modo da lasciare più giorni per la raccolta delle firme necessarie ai «nuovi».”

Imu per la Chiesa, Bruxelles prepara il sì. L’articolo a firma di Lorenzo Salvia:

“Forse perché la scadenza era nota da tempo e gli italiani hanno preferito mettersi in regola la settimana scorsa, magari online. Forse perché qualcuno aspetta di incassare prima stipendio e tredicesima per non finire in «rosso» questo 2012. Forse perché qualcuno a pagare non ce la fa proprio, punto e basta. Fatto sta che ieri, ultimo giorno per versare la rata Imu di dicembre, nelle banche e negli uffici postali non ci sono state le code interminabili che qualcuno temeva. Chi ha rimandato la pratica all’ultimo momento ha dovuto aspettare più del solito ma non ci sono state quelle scene di isteria collettiva che pure abbiamo visto in passato. In realtà per l’Imu, l’imposta sulla casa, la giornata clou è stata quella di sabato quando negli uffici postali si pagavano anche le pensioni dei dipendenti pubblici. Una sovrapposizione, non calcolata al momento di fissare le scadenze, che non ha certo semplificato il lavoro nei 14 mila sportelli italiani. Ma alla fine il sistema ha retto.”

Gli irriducibili delle auto blu. In 23 in servizio per 5 vetture. L’articolo a firma di Sergio Rizzo:

“C’è soltanto un piccolo particolare: di cambiare mestiere, i ventitré autisti del Consiglio regionale del Lazio non ne vogliono sentir parlare. Ed è fin troppo facile immaginare il perché. Intanto lo stipendio, nel quale figurano oltre al «trattamento economico fondamentale» alcune voci accessorie che spingono la busta paga anche oltre 2.000 euro al mese. Più di quanto guadagna un funzionario. Poi ci sono i ritmi del servizio. Ogni autista è impegnato in turni di dodici ore giornaliere: il che significa lavorare tre giorni alla settimana. Con tutta la libertà che questo dettaglio si porta dietro. Ci sono stati casi di autisti del Consiglio regionale che facevano i consiglieri comunali o addirittura gli assessori di qualche paese del Lazio. Infine, volete mettere il privilegio di stare gomito a gomito con i potenti di turno? L’autista diventa uomo di fiducia, amico, confidente. Il politico finisce inevitabilmente per consegnargli i propri segreti. Anche i più piccanti e personali. Mentre lui, al volante, diventa pian piano intoccabile al pari del suo prezioso carico. Spesso anche alla faccia del codice della strada, come testimoniano i 50 mila euro di multe arretrate, molte per eccesso di velocità ma tante anche per infrazioni quali l’uso del telefonino durante la guida, che si sono accumulate nei cassetti dell’amministrazione. E di cui il nuovo segretario generale Costantino Vespasiano ha bloccato i pagamenti in attesa che si chiariscano contorni e responsabilità di un tale diluvio di verbali.”

Sulla Costituzione Benigni incanta E attacca Silvio. La Stampa: “Il comico non resiste all’ossessione delle battute sul Cavaliere. Poi torna pedagogo e spiega i principi della Carta.” L’articolo a firma di Michele Brambilla:

“Due Benigni sono tornati ieri sera in tv. Il secondo – secondo perché è andato in onda dalle dieci in poi, parlandoci della Costituzione – era il professor Benigni, il divulgatore che da qualche tempo si è fatto carico di rialfabetizzare il nostro mondo di nuovi ignoranti, il Benigni che per svegliarci dall’anestesia nella quale vivacchiamo ci racconta la nostra storia, la nostra letteratura, perfino la nostra religione. In mancanza di altri maestri, questo secondo Benigni si staglia come un gigante. È il primo Benigni che, purtroppo, ci ha fatto tristezza. Primo perché è quello che ha aperto la trasmissione, ma primo anche perché nel suo ruolo originale, quello del comico, del giullare che mette alla berlina i potenti. Non c’è niente di più triste di un comico che non fa ridere e ieri sera Benigni, nel suo monologo iniziale di quasi mezz’ora, non ha fatto ridere. Un nome e un cognome soli – inutile dire quali sono – come ossessione, come monomania.”

Al concorsone bocciati due su tre. L’articolo a firma di Flavia Amabile:

“Doveva essere una selezione, e una selezione è stata. Alla fine del primo giorno di prove del tanto atteso e temuto concorsone per diventare professori – il primo dopo 13 anni – ad essere rimasti fuori sono in tanti: il 20% dei candidati non si è presentato e solo uno su tre è riuscito a conquistare i 35/50, il punteggio necessario per essere ammessi alla prova successiva. Due candidati su tre, insomma, hanno dovuto riporre ogni speranza di diventare prima o poi un docente di ruolo nelle scuole. È la naturale legge dei concorsi e al Ministero dell’Istruzione sostengono che era tutto previsto. Il ministro Francesco Profumo infatti si dice soddisfatto. «Quando l’amministrazione pubblica, e in questo caso il personale della scuola, viene adeguatamente motivato e responsabilizzato, la risposta è eccezionale e fortemente positiva in termini di professionalità e innovazione. I primi risultati di questa giornata di prove preselettive dimostrano questo: l’Italia è pronta, ha bisogno soltanto di una leadership in grado di prendere con coraggio le decisioni capaci di rimettere il Paese al passo con le nazioni più moderne».”

“Grazie Maya, che ci fate sentire vivi”. L’articolo a firma di Gianluca Nicoletti:

“Sembra ormai accettato per i più che per ora la fine del mondo sarà rimandata. Come sempre accade da quando esistono profeti, ogni previsione slitta, quando arriva in prossimità della sua ineluttabile verifica. Per molti altri però su questo simmetrico 21 dicembre c’è stato comunque un investimento e ora è impossibile, o per lo meno poco praticabile, un dietro-front con l’ammissione che ci si era sbagliati. Per il vecchio principio che impone di non interrompere il banchetto di nozze anche se uno dei due sposi si dilegua, nella notte del 21 dicembre c’è chi non cambierà nulla dei suoi progetti, indipendentemente dall’arrivo o meno dell’Apocalisse. I gastro-mistici Chi avrà mai cuore di andare a trovare quelli che hanno investito le loro speranze di salvezza dalla fine globale sull’annuncio del «trullo salvifico», che è circolato qualche settimana fa? Per gli operatori turistici della Val d’Itria comunque è già andata di lusso, il sindaco di Cisternino ha annunciato il tutto esaurito e non era certo facile vedersi arrivare fuori stagione folle di turisti, cinesi compresi. Tutti sono corsi in Puglia a vedere da vicino quelle strane case in pietra a secco a forma di cono e avranno pensato che siano astronavi aliene che porteranno tutti in salvo dai Cavalieri dell’apocalisse. La furbata si deve a qualche pro loco tra Cistrnino e Ceglie Messapico che ha giocato sulla presenza di un «Ashram», dove da 40 anni si medita secondo gli insegnamento del maestro Babaji e si cerca la perfezione in un «luogo di sperimentazione tra olive, ciliegie e noci». Anche se la Terra resisterà, nessuno ci avrà rimesso perché tra la Fondazione Bhole Baba Herakhandi Samaj e le orecchiette con le cime di rapa, chiunque potrà dire di aver fatto il possibile per la salvezza di anima e corpo.”

Gazzetta dello Sport
Il Giornale
Il Messaggero
La Repubblica
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FIlippo Limoncelli