ROMA – Ora che Nelson Mandela è morto il Sudafrica dovrà fare i conti con i suoi problemi: corruzione e povertà prima di tutto. Qualcosa che sarà molto più difficile ora che il simbolo del Paese non c’è più a tenere unite le varie anime dell’African National Congress, il partito che aveva fondato. Il rischio, scrive Livio Caputo sul Giornale, è una guerra tra clan:
Tuttavia, è convinzione diffusa che fino adesso l’African National Congress, il partito che ha fondato e guidato alla vittoria, non si sia spaccato soltanto per rispetto della sua persona e che ora le faide interne che lo minano da tempo possano prendere il sopravvento. Già la scorsa estate, quando pareva che Mandela stesse per morire, la dirigenza ha espulso l’ex capo delle federazione giovanile Julius Malema, che si è messo alla testa di un movimento radicale che vuole seguire l’esempio del vicino Zimbabwe: espropriare le terre dei bianchi e ridimensionare drasticamente la loro influenza.
Mentre ha pilotato magistralmente il passaggio dall’apartheid a una democrazia multirazziale, evitando il bagno di sangueche molti temevano e guadagnandosi il Nobel più meritato degli ultimi 50 anni, Madiba non è infatti riuscito a formare una classe dirigente in grado di raccoglierne la successione. Già sotto la sua presidenza, tra il 1994 e il 1999, egli aveva chiuso gli occhi di fronte a plateali casi di corruzione tra i suoi vecchi compagni di lotta, forse per compensarli delle persecuzioni che avevano subito
Nonostante tutto ciò, l’Anc tornerà a vincere le elezioni del 2014, Zuma rimarrà presidente per altri cinque anni, il Partito democratico di opposizione, diretto dall’ex sindaco di Città del Capo Helen Zille che raccoglie i voti dei bianchi, degli indiani, dei meticci e di una parte della nuova borghesia nera del nuovo establishment, arrriverà al massimo al 25 per cento. E ora che Mandela non c’è più, i bianchi, che pure mantengono un forte potere economico e il controllo di buona parte dei media, torneranno ad avere paura e si isoleranno sempre più nei loro ridotti. Adesso, per quindici giorni, assisteremo a quelle che, probabilmente, diventeranno le più solenni onoranze funebri della storia; ma, subito dopo, le cose potrebbero mettersi in movimento.