
ROMA – “Non possiamo più permetterci le regioni speciali” scrive Maurizio Belpietro su Libero ma “di Carlo Cottarelli, il supermanager ingaggiato a peso d’oro per tagliare gli sprechi, si sono perse le tracce”.
L’editoriale di Belpietro:
Ma restiamo ai fatti: mentre le altre Regioni sono costrette a tirare la cinghia e a versare le imposte statali raccolte sul territorio, in quelle a statuto speciale si sciala proprio grazie al fatto che le tasse rimangono sul territorio. In totale fanno 12,5 miliardi ogni anno che Val d’Aosta, Trentino Alto Adige, Friuli Venezia Giulia, Sardegna e Sicilia si trattengono per finanziare competenze autonome. E quali sarebbero queste competenze di cui si dovrebbero occupare? Dipende da ogni singolo ordinamento, ma in sostanza ognuna di queste regioni gode di una particolare autonomia, sia per quanto riguarda imposizione di tasse, sia per quanto riguarda l’applicazione di alcune leggi nazionali.
Insomma, sono per certi versi delle piccole Repubbliche, in particolare la Sicilia: il problema è che le piccole Repubbliche godono di grandi privilegi e che a pagarli sono principalmente gli italiani delle Regioni a statuto ordinario. Esempi? Tanti. De Robertis ha messo insieme una casistica che dimostra come nascere in una località dove vige lo statuto speciale sia un po’come vincere alla lotteria. Prendete il caso della Val d’Aosta: chi viene al mondo nel Gran Paradiso può contare sulla tata pagata dalla Regione. Certo chi vive all’om – bra del Monte Bianco in inverno patisce il disagio del freddo sottozero, ma niente paura, anche in questo caso interviene mamma regione con un contributo al riscaldamento.
Che dite? Anche in Piemonte, Lombardia e Veneto a certe altitudini si battono i denti? Certo, ma lì mica c’è lo statuto speciale. I valdostani ad ogni buon conto non sono un’eccezione: pure la provincia autonoma di Trento si prende cura dei suoi cittadini, ai quali garantisce in certi casi anche i buoni vacanze per il mare e il congedo parentale per i padri fino all’otta – vo anno di età (manca poco e presto lo accompagneranno anche alla laurea). E quella di Bolzano non è da meno, perché assicura agli abitanti delle vallate un contributo per l’af – fitto di casa, colf e badanti in caso di necessità e l’acquisto di mezzi di locomozione per le persone disagiate, come si usa fare nei paesi civili. Non è tutto: Val d’Aosta e Trentino Alto Adige possono permettersi di dar lavoro a molte persone, assumendo oltre 70 dipendenti pubblici ogni mille abitanti mentre altrove la media si ferma poco sopra i cinquanta. Bello no? Sembra di vivere nel paese di Bengodi. Il tutto grazie a una quota di risorse regionali devolute dallo Stato che in certe Regioni come ad esempio il Trentino Alto Adige sfiora il 90 per cento. Sì, avete letto bene.
Mentre in media le altre regioni si devono accontentare del 50 per cento, nelle valli o nelle isole lo Stato si dimostra più munifico. Naturalmente non ci sfuggono le ragioni che hanno portato a tutto ciò. In Sicilia c’era un forte movimento separatista e addirittura un esercito per l’Indipendenza. In Sardegna si sono sempre sentiti autonomi e in Trentino Alto Adige, ma anche in Val d’Aosta, ai tempi del fascismo hanno patito l’italia – nizzazione. Ma sono passati più di sessant’anni: possiamo ancora permetterci il lusso di risarcire eventi storici del secolo scorso? Caro Cottarelli, e cari Letta e Saccomanni, non sarebbe ora di darci un taglio o i tagli li devono pagare sempre gli stessi?
