ROMA – Alberto Stasi, impietrito mentre il presidente della corte legge la sentenza: condannato a 16 anni per l’omicidio di Chiara Poggi. Poi smarrito all’uscita dall’aula: “Ma io sono innocente e andrò avanti a combattere”.
Come racconta Paolo Berizzi su Repubblica,
sette ore dopo, bianco in volto, in piedi e non più a braccia conserte, ricurvo nel pullover verde, ascolta la sentenza che lo condanna a 16 anni per omicidio volontario. Resta immobile, una pietra. Accenna un movimento del capo verso sinistra, dove siede il decano del suo pool di avvocati. Quel professor Giarda, ora ammutolito, che per due volte l’ha tirato fuori dalle sabbie mobili di un destino che forse attendeva solo di compiersi, laggiù in fondo.
Poi afferra il giubbotto picot blu e guadagna in fretta l’uscita dell’aula, dietro la gabbia degli imputati. “Sono sconvolto da questa sentenza”, dice a caldo l’ex fidanzato di Chiara. Più tardi, lo sfogo coi difensori: “Non voglio accusare nessuno… però mi chiedo perché hanno cancellato il mio alibi nel pc? (il riferimento è ai tempi di lavorazione della tesi di laurea: che però come alibi in realtà aveva anche retto, ndr) E perché quest’estate sono stato accusato di avere sostituito i pedali della bicicletta? Volevano un colpevole a tutti i costi… Ma io sono innocente e andrò avanti a combattere”. Con quali speranze, a questo punto, è da vedere.