ROMA – La legge di stabilità piace all’Ue, “quindi è sbagliata” scrive Gianluigi Paragone per Libero: “Altro che luci in fondo al tunnel. Le bugie dei nostri governanti ormai fanno tana: ogni rassicurazione su abbassamento delle tasse, sui tagli ai costi della casta e sulla ripresa vanno a infrangersi contro i freddi numeri”.
Ecco l’articolo di Paragone:
Numeri che escono non dalle scrivanie degli euroscettici ma dalle analisi di un istituto di ricerca del Credit Suisse. Eccoli allora numeri che non dovrebbero far dormire tutti, Napolitano in testa visto che suoi sono gli ultimi governi. Trentaquattro imprese falliscono ogni giorno, alcune con crediti in pancia; dodicimila e 500 nell’ultimo anno. Il Pil cala del due e mezzo per cento. Oltre 500mila partite Iva hanno chiuso in dodici mesi. Mentre i disoccupati arrivano a 507mila, senza contare i lavoratori in cassa integrazione. Di contro crescono milionari (in dollari): 127mila italiani in più (dico in più!) beneficiano di unpatrimonio che supera il milione di dollari americani.
Com’è possibile? Facile visto che si tratta di un assai esclusivo club di persone che lucra grazie alla finanza speculativa, grazie alle sue leve miracolose invisibili (o quasi) al fisco. Eccola la prova provata di quello che stiamo dicendo da tempo: la crisi economica è stata sfruttata se non pilotata ad arte da faccendieri senza scrupoli, da «bankster» (banchieri gangster) che hanno approfittato delle paure dei piccoli investitori. Non è un caso che i governi europeisti siano infarciti di pseudo politici consulenti di merchant bank. Era qui che si doveva intervenire, negando alle banche il potere di emettere moneta. Invece nel Paese delle contraddizioni ci stiamo impantanando su come spartire le briciole dei vari patti europei o su come dare la caccia agli scontrini non emessi o al nero salvagente dell’economia reale.
Quanti posti di lavoro dà la globalizzazione finanziaria? Zero! Al contrario i recenti governi, appoggiati da destra sinistra e centro con eguali responsabilità, hanno massacrato il lavoro e l’impresa, hanno annientato i diritti dei lavoratori e soprattutto abbattuto il ceto medio. Con la complicità delle banche centrali, le cui mosse fintamente di respiro hanno agevolato la speculazione. Sono questi – lo ripetiamo per l’ennesima volta – i dati che dovrebbero spingere la nostra classe politica a un’impennata di responsabilità. Il teatrino di questi due anni ha prodotto un fiume di commenti edi analisi sucome far girare le elemosine lasciateci dalla Troika, ora ai lavoratori ora agli imprenditori, ora le briciole del cuneofiscaleora ilballettosutasse che restano le stesse mutando il nome.
È uno squallore senza pari! Sono i numeri a inchiodare le recenti manovre, sono i dati a bocciare senza rimedio l’intocca – bile capo dello Stato e i governi che egli ha pilotato forzando la Costituzione. Sarebbe inaccettabile, eppure nessuna ribellione è seriamente partita. Perché? Perché il dibattito su Berlusconi ha inchiodato l’Italia e gli italiani. Perché il santuario del debito pubblico è stato eretto a divinità intoccabile. Il debito pubblico è l’unica leva rimasta ai governi per fare uscire i cittadini dalla crisi, è l’unica voce che dovrebbe essere toccata se si vuole ripartire seriamente. Amaggior ragione perché nessun risultato è stato ottenuto in questi anni di finta aggressione. È mai possibile che mentre si dibatte su quanto lasciare veramente nel portafoglio degli italiani, e su quanto ossigeno concedere alle aziende, i bilanci delle istituzioni conservano privilegi che altrove avrebbero mosso alla ribellione sociale senza se e senza ma? L’integerrimo Grasso non ha ancora presentato il bilancio del Senato; la Boldrini lo ha fatto e il risultato è un aumento delle spese. Nemmeno il Quirinale ha da vantarsi visto che ancora costa più delle istituzioni “pari grado” europee.
E che dire della Corte Costituzionale che solo di auto blu costa ai contribuenti italiani 750 euro ogni giorno per ognuno dei suoi membri? Senza menzionare quello che gli ex giudici ci costano di pensioni e vitalizi. A proposito, le pensioni d’oro sono un diritto intoccabile. E il diritto al lavoro costituzionalmente celebrato? Beh, se non vale nulla allora si tolga quel riferimento citato all’articolo uno. Siamo in deflazione e Letta si rallegra dell’incoraggiamento che arriva dalla Commissione europea? Si compiace della risposta di quei mercati spacciatori di morte? Ma vadano tutti a quel Paese!