
ROMA – “Non sappiamo – scrive Emiliano Liuzzi del Fatto Quotidiano – se il Pd pensa di risolvere con le cosiddette Riforme anche il guaio dei propri bilanci. Vero che sono stati raccolti donazioni importanti con il 2 per mille (549.206 persone è sicuramente un successo senza precedenti), ma il 2014 non si è chiuso bene, per niente”.
Scrive Emiliano Liuzzi del Fatto Quotidiano: Il disavanzo è di 10 milioni e 810 mila euro, costano personale, uffici stampa e tutto quello che va sotto il nome di servizi. Ma il trauma – che non coinvolge sicuramente Matteo Renzi, assente dalla lista delle donazioni al partito, proiettato verso una Cosa della Nazione – è il ricavo dalle quote associative, quelle degli iscritti: nel 2012 la voce portava nelle casse poco più di tre milioni, scesi ai già preoccupanti milione e duecentomila euro nel 2013 e assestate a 500 mila nel 2014.
Dai soldoni al numero, il calo supera il 75 per cento. Un problema che però, sempre secondo il verbo Renzi, al quale fa da coro Maria Elena Boschi, non si ripercuote sui voti. “Supereremo il 40 per cento”, ha detto la Boschi più volte negli ultimi giorni. Insomma, nel mondo che fu della ditta, come la chiamava Pier Luigi Bersani, e oggi parla Leopolda, diminuiscono gli iscritti in maniera sistematica e precipitosa, ma il Pd guadagna voti. I sondaggi non la dicono proprio così, ma sono sempre sondaggi, magari si sbagliano. E alle ultime elezioni regionali il 40 per cento non c’era, ma non importa. Senza valutare che il numero ormai il numero lo fanno quelli che si astengono. Sia dall’iscriversi che dall’andare a votare. Chi non paga. La cosa più interessante, però, è vedere quanto il partito riesca a incassare grazie alle donazioni di deputati, sindaci, consiglieri regionali e via a scendere. Il contributo è di 7 milioni e trecento mila euro, ma più che i benefattori, a incuriosire sono i non pervenuti. Per esempio: se Enrico Letta anche nel 2014 ha versato 19 mila euro al partito, non risultano donazioni da parte di Renzi. Come dalla lista mancano Bersani, Massimo D’Alema, Walter Veltroni e Francesco Rutelli. C’è Vasco Errani, che ha contribuito con 5.100 euro, un po’ poco, vista l’anzianità di militanza. Più generoso Enrico Rossi, presidente della Regione Toscana, funzionario del vecchio Pci da quando aveva i calzoncini corti: ha versato 18 mila euro. Niente al confronto dei 50 mila che ha sborsato Stefano Bonaccini, presidente dell’Emilia Romagna.
Insomma, andamento altalenante. Se escludiamo il regolare contributo di Rosy Bindi e Anna Finocchiaro, dei militanti storici non c’è nessuno. Né tra gli ex né tra gli attuali parlamentari o personaggi che ricoprono cariche pubbliche. Segreteria. Della segreteria non ci sono Renzi né Filippo Taddei, responsabile Economia e lavoro, e dell’ufficio di presidenza l’unico a contribuire alle casse è Matteo Orfini, nessuna voce per Matteo Ricci. Oltre ai soldi di Errani, non ci sono segni di offerte da parte di Claudio Burlando, ex plenipotenziario in Liguria. Mentre soldi ne aveva versati (20 mila euro) Raffaella Paita, l’aspirante sostituta, alla quale però è andata male e difficile, visto le polemiche, stacchi l’assegno anche quest’anno. Più prudente Alessandra Moretti: nonostante sia ex deputato, ex europarlamentare, poi candidata alla presidenza della Regione Veneto e oggi consigliere regionale, non ci sono donazioni particolari. In Veneto qualche soldo arriva da Davide Zoggia (6000 euro), Felice Casson (diecimila, più i 18 che versa da deputato), e il segretario regionale Roger De Menech. Di altri quattrini nel bilancio non c’è traccia. Direzione nazionale. Le defezioni sono molte, da Goffredo Bettini a Enzo Bianco, da Simona Bonafè a Ernesto Carbone, due parlamentari e volti da tv del partito, ma di braccino corto, evidentemente. Non pervenuti anche Sergio Chiamparino, Paola Concia, Rosario Crocetta, Michele Emiliano, Gianni Pittella. Deputati. Non tutti versano la stessa quota. Matteo Richetti, per dirne uno, a fine 2014 ha firmato un assegno a favore del Pd da 10.000 euro, il suo corregionale, entrato nell’ultima legislatura, Enzo Lattuca, ne ha lasciati 30 mila (…).