
ROMA – “Vivere con meno di mille euro al mese – scrive Michele Di Branco del Messaggero – Per 7 milioni di pensionati italiani, pari al 42,7% del totale, la dura realtร รจ questa. Ed anche se a migliaia incassano cosรฌ poco perchรฉ sono andati a riposo molto presto totalizzando modeste retribuzioni, si tratta pur sempre di una cifra ai limiti dellโindigenza”.
L’articolo del Messaggero:
GLI SQUILIBRI
Colpisce molto, ad esempio, come il costo di chi sta sotto i mille euro (49,452 miliardi di euro) sia di poco superiore a quello di coloro, circa un milione di persone, che possono contare su piรน di 3 mila euro al mese (47,331 miliardi di euro).
Numeri alla mano, sono 211 mila i pensionati che percepiscono un assegno che va oltre i 5 mila euro. E poi ci sono 11 mila pensionati d’oro, lo 0,1% del totale, che a fine mese si vedono accreditare un bonifico superiore a 10 mila euro. L’importo medio annuo delle pensioni riferito al 2012 รจ pari a 11.482 euro, 253 euro in piรน rispetto allโanno precedente(+2,3%). Tuttavia occorre considerare che, su 16,6 milioni di pensionati, ciascuno ha percepito in media 16.314 euro all’anno (358 euro in piรน del 2011) tenuto conto che, in alcuni casi, un individuo puรฒ cumulare piรน di una pensione. Quanto alla spesa complessiva, lo Stato nel 2012 ha pagato 270.7 miliardi, con un aumento dellโ1,8% rispetto all’anno precedente, mentre lโincidenza sul Pil รจ cresciuta dello 0,45% passando dal 16,8 al 17,2%. Un aumento destinato ad arrestarsi piรน avanti nel tempo, anche se le modifiche al sistema pensionistico introdotte tre anni fa dalla riforma Fornero cominciano giร a produrre qualche effetto.
Infatti le persone che hanno iniziato a percepire una pensione nel 2012 (i nuovi pensionati) sono stati 626 mila, mentre sono 701 mila le persone che dal 2012 non figurano piรน tra i beneficiari. Inoltre, il reddito medio dei nuovi pensionati (14.068 euro) รจ inferiore a quello dei cessati (15.261 euro) e a quello dei pensionati sopravviventi (16.403), che giร nel 2011 percepivano almeno una pensione.
I BABY PENSIONATITuttavia, il sistema continua a pagare alcune storture del passato. Sono ancora circa 450 mila, infatti, gli italiani che approfittando di una legge firmata nel โ73 dal ministro del Tesoro Mariano Rumor incassano pensioni dopo essere andati a riposo mediamente intorno ai 41 anni. Si tratta delle celebri pensioni baby, poi cancellate dalla riforma Amato del โ92. Per circa ventโanni si poteva andare in pensione con 14 anni, sei mesi e un giorno di attivitร lavorativa se donne con figli. Oppure con 19 anni, sei mesi e un giorno se uomini. O ancora dopo 24 anni, sei mesi e un giorno se si era dipendenti degli enti locali. A milioni in particolare tra statali, autonomi e agricoltori ne hanno approfittato. Con un costo previdenziale complessivo che la ragioneria del ministero dellโEconomia valuta in 150 miliardi. E ancora oggi (con un costo da 6 miliardi per le casse pubbliche, pari a quasi mezzo punto di Pil ) cโรจ chi da una quarantina dโanni incassa mille e trecento euro al mese. Mentre i baby pensionati sotto i mille euro al mese sarebbero poco piรน di 150 mila. Una minoranza, in pratica. I dati Istat dicono che il 67,3% dei pensionati รจ titolare di una sola pensione, il 24,9% ne percepisce due e il 6,5% tre mentre lโ1,3% ne raccoglie quattro anche di piรน.ย
Quanto a tipologia di trattamenti, la stragrande maggioranza della spesa complessiva รจ stata assorbita dalle pensioni di vecchiaia, al 71,8% del totale. Le donne rappresentano il 52,9% dei pensionati e percepiscono assegni di importo medio pari a 13.569 euro (contro i 19.395 degli uomini ). Oltre la metร delle donne (52%) riceve meno di mille euro al mese, a fronte di circa un terzo (32,2%) degli uomini. Il 47,8% delle pensioni รจ erogato al nord, il 20,5% nelle regioni del centro e il restante 31,7% nel mezzogiorno.
