Pensioni, Franco Abruzzo: “Boeri e Poletti ignorano la Costituzione”

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ROMA – Franco Abruzzo, intervistato da La Sicilia, si domanda “perché tagliare le pensioni a chi ha versato 35-40 anni di contributi e non farlo a chi le ha “rubate” alla comunità con le leggi – truffa Mosca e Treu?”. La Consulta farà chiarezza sull’adeguamento dei trattamenti pensionistici al costo della vita e sulla legge 147 del 2013 che ha reintrodotto il prelievo statale già bocciato dalla Corte costituzionale.

 

L’intervista a Franco Abruzzo a cura di Giambattista Pepi su La Sicilia.

Il presidente dell’Inps, Tito Boeri ha dichiarato di voler introdurre un prelievo «del 20-30%» sulla sola differenza tra l’assegno pieno e i contributi versati sulle cosiddette “pensioni d’oro” “per ridurre l’iniquità”. Un sacrificio «al massimo del 10% e riservato alle pensioni più alte, diciamo dai tremila euro in su al mese». Sarà l’anno della sforbiciata alle pensioni d’oro?

“A me non risulta che Boeri abbia poteri parlamentari. E’ un alto funzionario dello Stato che deve gestire l’Inps in base alle leggi che approva il Parlamento autonomamente o su iniziativa del Governo. Boeri è autore di uno studio con altri economisti della Bocconi che contempla misure contro chi lavora: sono solo esercitazioni retoriche che non hanno alcun fondamento nel diritto, nella Costituzione e nelle sentenze della Corte costituzionale e della Corte di Cassazione ».

Ha scritto una lettera accorata al Premier Renzi, criticando il comportamento di “(… ) politici e (…) amministratori che investono gran parte del loro impegno nel cercare di togliere ai pensionati una cospicua parte dei frutti di quanto essi hanno costruito durante la loro vita lavorativa” e non si fanno scrupolo di “mettere i figli contro i genitori e i nipoti contro i nonni”. Le hanno risposto?

«No. A Boeri e al Ministro Poletti vorrei chiedere se secondo loro è più scandaloso che un lavoratore dipendente che ha versato contributi durante il periodo lavorativo, 35- 40 anni, secondo le regole imposte dall’Inps (o dall’Inpgi per i giornalisti) che ora, con un ricalcolo fantasioso, dovrà vedersi la pensione decurtata del 10-20% oppure un politico e un sindacalista che con le leggi – truffa Mosca e Treu percepisce oggi una pensione “rubata” alla comunità a fronte della quale non ha versato assolutamente nulla? Noi chiediamo rispetto per i 16,8 milioni di pensionati che non devono essere né minacciati, né ingannati».

Ma se lo Stato che ha un debito pubblico tra i più elevati del mondo e ha bisogno di un contributo straordinario per far quadrare i conti non può chiederlo ai cittadini?

«La Corte con la sentenza n. 116 del giugno 2013 non ha detto che non si possono tassare le pensioni, ha detto che si devono tassare in egual misura stipendi e pensioni. Questo significa avere rispetto della legge e senso dello Stato. Se lo Stato ha bisogno, noi dobbiamo contribuire, ma dobbiamo farlo tutti».

Tra le varie ipotesi che circolano nel Parlamento per raffreddare la spesa pensionistica riscuote molto ascolto quella secondo cui si dovrebbe ridurre la rata mensile delle pensioni calcolate con il sistema retributivo. Poi su questo differenziale si applicherebbero percentuali (5%, 10%…?) di riduzione.

«Se a me facessero il ricalcolo della pensione con il metodo contributivo guadagnerei 700 euro in più al mese. Mentre quelli che hanno la pensione retributiva da 1.800 euro con il contributivo passerebbero a 1.300 euro al mese. Il retributivo è un metodo equilibrato che tiene conto della solidarietà tra le generazioni; il metodo contributivo, invece, è brutale perché tu prendi la pensione in base a tutti gli anni lavorati. Con il retributivo i contributi contano fino a 40 anni anche per chi, come alcuni magistrati, hanno lavorato 55 anni» (…)

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FIlippo Limoncelli