ROMA – Le parole di Luigi Preiti, che il 28 aprile 2013 sparò a due carabinieri in servizio davanti a Palazzo Chigi a Roma, Francesco Negri e Giuseppe Giangrande, riducendo quest’ultimo in fin di vita e in condizioni di disabilità per tutta la vita, hanno provocato vivaci e ostili reazioni da parte dello stesso Giuseppe Giangrande e della figlia, Martina Giangrande, di 24 anni.
Preiti, che deve scontare 16 anni di carcere, in una intervista a Repubblica ha chiesto perdono, buttandola sul sociale e sul politico, seguendo la falsariga tracciata a caldo da Laura Boldrini, che poche ore dopo la sparatoria, aveva attribuito il gesto di follia al disagio sociale, assolvendo Preiti e dando colpa ala società.
Non si sono fatti intenerire né Giangrande nè la figlia Martina Giangrande: “Il perdono per l’uomo che ha sparato a mio padre? Nemmeno a pensarci”.
Jenner Meletti di Repubblica è ha intervistato Martina Giangrande, che era nella sua casa di Prato, dove fa “fare i lavori per togliere ogni barriera architettonica, per quando — spero presto — mio papà Giuseppe tornerà casa”.
Martina Giangrande racconta:
“Mi telefona un amico: “Hai visto Repubblica ”? Penso: chissà che ha scritto, io negli ultimi giorni non ho parlato con questo giornale. Vado all’edicola e ci resto di sasso: un’intervista all’uomo che ha reso invalido a papà, e le parole che dice, con quel tono…”
Martina Giangrande telefona al padre
“Al telefono non gliel’ho letta, ho fatto una sintesi. Abbastanza, però, per farlo diciamo così arrabbiare. Sono sbalordito, mi ha detto. Non ho mai immaginato che potesse trovare una scusa per il gesto che ha fatto. Non ho mai pensato che potesse tentare di trovare una giustificazione. Io invece l’intervista l’ho letta tutta e sono rimasta sconcertata […] Forse più delle risposte di quell’uomo, mi ha dato fastidio, sì, mi ha fatto male, il tono usato. Come se volesse insegnare agli altri a stare al mondo, come se uno così potesse parlare di politica, dell’Italia, del futuro… Mi hanno fatto male anche queste sue giustificazioni. Senza lavoro, la crisi, la difficoltà di allevare il figlio… Ma quanti milioni di persone ci sono, in Italia, in queste condizioni? Quanti sono messi peggio di lui? Invece sembra che sia il solo a vivere in questa situazione. E così si sente autorizzato a parlare come se potesse insegnare qualcosa. Comunque, può inventare tutte le giustificazioni che vuole. Resta l’atto compiuto. Un crimine, e così è stato giudicato dalla giustizia. Voglio precisare una cosa: quando parlo di chi è messo peggio di lui non mi riferisco a me e al mio papà, ma ai tanti che sono davvero disperati. Noi una speranza ancora l’abbiamo: quella di una vita comunque dignitosa “.
Giuseppe Giangrande è da sedici mesi in ospedale, paralizzato dal collo in giù. Martina Giangrande ha una punta di risentimento che non riesce a contenere:
“Vorrei sapere chi e quanti sono quelli che hanno espresso solidarietà all’uomo che ha sparato. Vorrei sapere: gli sono vicini perché hanno compassione per un caso umano o perché sono d’accordo con lui?Sono inquietanti, quelle parole. E poi ci sono le offese al buonsenso. Dice di non avere i soldi per il figlio però trova quelli per la cocaina. Davvero un bell’esempio…”.Insiste Jenner Meletti: lo sparatore di Palazzo Chigi, Luigi Preiti (una condanna a 16 anni in primo grado) chiede perdono.“Mai presa in considerazione questa idea. E fino a oggi io e il babbo non avevamo nemmeno preso in considerazione l’uomo che lo chiedeva. Non vedo nemmeno perché dovrei pensarci. Io non avrò più la vita di prima e sono una ragazza di 24 anni. Mio padre, soprattutto, sa che non potrà mai lasciare la sedia a rotelle. Con che coraggio, l’uomo che ha sparato, riesce a pronunciare la parola perdono?”