Piemonte, fiera del bue tra arte e cucina

ROMA – Nei prossimi giorni in Piemonte le sagre dedicate alle star di razza fassona sono l’occasione per riscoprire capolavori nascosti in castelli e abbazie.

Scrive Rosalba Graglia su La Stampa:

L’appuntamento di culto è con la 103° Fiera Nazionale del Bue Grasso, il 12 dicembre a Carrù. Dove al bue hanno fatto un monumento, e non è solo un modo di dire: una coppia di possenti buoi scolpiti nella pietra troneggia al Belvedere affacciato sulle colline. Perché a Carrù, «porta della Langa», il bue di razza piemontese fassona è una star. E ogni anno, il secondo giovedì di dicembre, gli allevatori portano qui i capi migliori, da concorso. Naturalmente anche la fiera ai tempi di internet si adegua: così l’asta mondiale del bue che si conclude l’8 dicembre al Foro Boario è pure on line, e sul sito www.astabuecarru.it si possono ammirare i magnifici sette protagonisti, da Quadro, il più «snello» (si fa per dire, 700 kg) a Mosé, 1130 kg. Rigorosamente non virtuali e imperdibili le degustazioni. Beppe Cravero del ristorante Vascello d’Oro, un’istituzione, ha recuperato l’antica tradizione della colazione delle 6 del mattino, quando i buoi arrivavano qui coi carri e si partiva in piena notte dalle cascine. Oggi la propongono i tre ristoranti del centro, ed è un trionfo di trippa, bollito, ravioli al vino, per stomaci senza banali pregiudizi orari. Poi si continua con il «bollito no stop» dalle 9 del mattino a finchè ce n’è (…)

Siamo nel Piemonte del Sud, la terra promessa della carne giusta. E fra le province di Cuneo e di Asti sono nate cooperative di allevatori che tutelano la razza bovina piemontese, dalla Granda, costola di Slow Food, alla Cooperativa Agricola Buschese, carni garantite dal marchio Coalvi e fiore all’occhiello la sede Terra Viva di Busca, cui fanno capo una trentina di allevatori sparsi nelle campagne fra Cuneo e Saluzzo, ai margini di cascinali dell’800 e vecchi monasteri. Atmosfere d’antan che si ritrovano a Busca nel ristorante-con-camere della buona tradizione piemontese Porta Santa Maria, dove non mancano mai ravioles e bollito. La chicca d’arte qui è il castello della Manta, che custodisce una delle più strepitose testimonianze di pittura gotica, il ciclo dei Prodi e delle Eroine e la Fontana della Giovinezza, oltre agli affreschi del ‘400 nella chiesa parrocchiale. Peccato che nonostante l’impegno del Fai in questa stagione ci si debba accontentare di guardarlo dall’esterno. E non va meglio con la Castiglia di Saluzzo, che da carcere è diventata spazio per l’arte, ma riapre solo a fine marzo con due nuovi musei. Però ci si consola andando in giro per la cittadina tra palazzi antichi e vie segrete, e appena fuori c’è l’Abbazia di Staffarda, fondata forse proprio da Bernardo di Chiaravalle/Clairvaux, architettura romanico-gotica di mattoni, con la chiesa scandita da capitelli tutti diversi, il chiostro, la foresteria e l’atmosfera soave e solenne dei monasteri cistercensi (…)

 

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FIlippo Limoncelli