Piero Sansonetti: “Matteo Renzi? Ora è il Pd l’erede della Dc”

Piero Sansonetti: “Matteo Renzi? Ora è il Pd l’erede della Dc” (LaPresse)

Un trionfo, quello di Matteo Renzi.
Un trionfo che è il funerale della sinistra italiana. È una vittoria della Democrazia cristiana più grande ancora di quella del ’48. La Dc ha finalmente annientato la sinistra. Quello che non le è riuscito da viva, le è riuscito da morta.

Il Pd dunque muore democristiano?
Se muoia non lo so. Di certo finisce democristiano. Ora è il Pd l’erede della Dc.

Secondo lei in chi ha votato Renzi ha prevalso la volontà di ridare la vittoria al Pd o un effettivo cambiamento di vedute?
Sicuramente una voglia di vittoria. E poi vi vedo la solita scelta moderata dell’elettorato italiano.

Cosa sono state queste primarie?
Una sfida tra il Berlusconi dei poveri, il D’Alema dei poveri e il Vendola dei poveri. Ha stravinto il primo.

Lei vede più in Renzi un Berlusconi o un Veltroni?
Io penso che Renzi sia più un Veltroni che un Berlusconi, lui però vorrebbe essere più un Berlusconi che un Veltroni. Anche perché il primo è vincente, il secondo è perdente. Dopo tutto, non c’è un abisso tra i due, tra Berlusconi e Veltroni; tranne la differenza che le ho detto.

Renzi: “il sindacato deve cambiare con noi”.
È una delle cose più preoccupanti che gli ho sentito dire, e conferma la mia analisi. Per vincere deve attaccare il sindacato. Il suo riformismo non si ispira alla socialdemocrazia, semmai a Marchionne. È di destra.

Stando alle parole di Renzi, la sua vittoria dimostrerebbe che il riformismo ha finalmente un’anima.
“Riformismo non vuol dire niente: è una parola che va riempita di idee, possibilmente forti. Il riformismo storicamente è socialdemocratico, oggi per riformismo si intende abolire lo statuto dei lavoratori, proibire di fumare gli spinelli, cacciare gli immigrati. Il riformismo è oggi ciò che una volta si chiamava restaurazione. Il riformismo di una volta, quello che voleva cambiare le cose a vantaggio dei sindacati e dei lavoratori, è stato abolito. Se riformismo è fare il verso all’efficienza del capitalismo, allora Matteo Renzi è certamente riformista.

Il Pd finisce democristiano, ha detto lei. E adesso?
Non so se sarà possibile immaginare un paese completamente privo di sinistra e spostato a destra. Forse i criteri con cui ragiono io sono novecenteschi, ma non riesco a prendere in considerazione l’ipotesi che la sinistra non esista più. Eppure i dati di oggi dicono questo: il popolo di sinistra sceglie la destra.

[…] Renzi ha ora il problema dei gruppi parlamentari. Non è detto che siano così “renziani”.
No, infatti. Ci vorranno un paio di settimane”.

Piero Sansonetti, già direttore di Liberazione, ora de L’Ora della Calabria e Gli altri, intervista da Federico Ferraù per il Sussidiario.net.

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