
ROMA – Via 23 prefetture e altrettante questure, via quindi presidi di polizia sul territorio, dalla Lombardia al Lazio, come nelle Marche e Abruzzo. La spending review del governo si abbatte ancora una volta sulla sicurezza. I tagli infatti riguardano il ministero dell’Interno ma toccano importanti presidi sul territorio, come spiega Cristiana Mangani sul Messaggero:
Tagli consistenti nel nord Italia: nella regione Piemonte saltano Asti, Verbano-Cusio-Osola e Biella. Riduzioni pesanti in Lombardia che nel complesso resterà con otto prefetture e otto questure, eliminando però Sondrio, Lecco, Cremona e Lodi. Via prefettura e questura da Rieti (accorpata a Viterbo), mentre in Abruzzo, Teramo andrà con L’Aquila e Chieti con Pescara. Tirano la cinghia anche nelle Marche, con la soppressione di Fermo, che sarà unita ad Ascoli Piceno.
I sindacati sono compatti nel denunciare che, a fronte di importanti risparmi per le casse statali, questi tagli comporteranno più insicurezza nelle periferie e nelle province:
Il riassetto non è piaciuto ai sindacati che da mesi sono in guerra contro i tagli. Tanto che oggi le federazioni di categoria (Cgil, Cisl e Uil) presenteranno alle 16 al sottosegretario all’Interno, Giampiero Bocci, un dossier sui rischi. «È un provvedimento sbagliato che non solo costituirà un vero e proprio arretramento dello Stato dalla periferia – dicono – ma lascerà le comunità locali con meno tutele riguardo a sicurezza, legalità , criminalità ed emergenze». Stessa linea quella del Sap che, appena ricevuto il testo si è dichiarato pronto a dare battaglia: «Capiamo la necessità di riorganizzare e risparmiare ma siamo contrari alla riduzione dei presìdi sul territorio – chiarisce il segretario Gianni Tonelli – Alcune regioni subiranno riduzioni pesanti con zone lontane dal centro che rischiano di essere quasi abbandonate dallo Stato». E anche il Sinpref (Sindacato dei prefetti) che attraverso il presidente Claudio Palomba ha mostrato perplessità : «Il segnale non convince».
