ROMA – Fiat, interviene il governo. Il Corriere della Sera: “Dure reazioni all’annuncio dell’amministratore delegato della Fiat, Sergio Marchionne, sulla messa in mobilità di 19 dipendenti dello stabilimento di Pomigliano in seguito al reintegro, da parte del giudice, di 19 iscritti alla Fiom. Il ministro del Welfare Fornero si dice preoccupata e chiede alla Fiat di tornare sulla sua decisione. Critico anche Passera: «La mossa di Marchionne non mi è piaciuta».”
Da Romney uno schiaffo all’Italia. L’articolo a firma di Massimo Gaggi:
“E il leader conservatore, che in passato aveva citato soprattutto Grecia e Spagna, stavolta se l’è pesa anche con l’Italia: «Se sei un imprenditore — ha chiesto alla gente di Roanoke, in Virginia, andata ad ascoltare un suo comizio — e stai pensando di mettere in piedi una nuova attività, devi chiederti: l’America rischia di fare la fine della Grecia? Le politiche del presidente Obama ci ridurranno in una situazione di crisi economica come quella che stiamo vedendo in Europa, in Spagna e in Italia? Beh, se continuiamo a spendere ogni anno mille miliardi di dollari in più di quello che entra in cassa, è lì che finiremo». Parole dure, ma un tema non certo inedito per la campagna di Romney, che in passato ha più volte attaccato «Obama l’europeo». Il presidente, tornato a sua volta sul sentiero della campagna con un tour finale in sette Stati — iniziato ieri in Wisconsin, finirà lunedì in Iowa — ha replicato da Green Bay che i democratici hanno la ricetta per ridare fiato a una classe media che è stata messa con le spalle al muro. Un ceto, ha detto, schiacciato per anni dalle politiche economiche delle precedenti amministrazioni repubblicane, oltre che dei cambiamenti — colossali e ineluttabili — imposti dalle nuove tecnologie e dalla globalizzazione.”
Ma da Kissinger a Bush e Giuliani a destra Roma conserva gli amici. L’articolo a firma di Paolo Valentino:
“Ci sono ben due giudici superconservatori della Corte Suprema. Uno è Antonin Scalia, bestia nera dei colleghi progressisti, così fiero della sua origine che quando giocava a carte con l’ambasciatore Salleo conversava con lui in siciliano. E poi Samuel Alito, altro giovane paladino della lettura «originalist» della Costituzione americana, cioè di un’interpretazione non evoluzionista che «rispetta il significato delle parole, così come le capivano i padri costituenti». Alito è presenza immancabile a tutti gli eventi dell’ambasciata italiana di Washington. Più problematico, ma pur sempre legittimo, è mettere in questa schiera Rick Santorum, il candidato più conservatore delle primarie repubblicane, sconfitto da Romney. Certo anche lui ha più volte criticato il «sistema socialista europeo», ma ha sempre ricordato con orgoglio e fierezza le sue origini italiane, l’epopea del nonno Pietro (tacendone però la militanza comunista) che lasciò l’Italia fascista, per andare a fare il minatore in Pennsylvania.”
Il Fmi: bene Monti, ora si attuino le misure. L’articolo a firma di Roberto Bagnoli:
“In questo quadro di grande «instabilità» programmatica, nonostante le rassicurazioni del ministro dello Sviluppo Corrado Passera secondo il quale le modifiche non «hanno stravolto la legge di Stabilità perché la filosofia e le ragioni che ne sono alla base vengono confermate», Confindustria ringrazia il governo – «un passo importante per il nostro Paese» – per aver introdotto dal primo gennaio il termine inderogabile di 30-60 giorni per i pagamenti della pubblica amministrazione ma conferma uno «scenario globale molto debole». Gli economisti di viale Astronomia criticano non solo l’incerto quadro politico ormai sotto stress elettorale ma anche l’Eurozona dove si fa fatica a procedere «nella gestione della crisi, in cui ora si sommano gli aggiustamenti dei bilanci privati a quelli dei conti pubblici». Se è vero che i passi avanti istituzionali hanno nettamente ridotto il dissolvimento della moneta comune, il «circolo vizioso recessione-blocco del credito» resta ancora un forte ostacolo da superare per far decollare la crescita. La Confcommercio plaude alla messa in archivio dello scambio Irpef-Iva (ma chiede lo stop dell’Iva al 22%) e i sindacati aspettano di capire se i lavoratori e i pensionati ci guadagneranno qualcosa.”
Gara tra le Province per aggiudicarsi il titolo di capoluogo. L’articolo a firma di Lorenzo Salvia:
“Visto che parliamo di campanili, però, bisogna andare in Toscana, nel provincione del litorale nord. Quattro territori uniti in un colpo solo e addirittura cinque capoluoghi perché c’è anche il duplex Massa-Carrara. Con la regola base dei residenti il capoluogo sarebbe Livorno. Ma il sindaco di Pisa Marco Filippeschi già chiede di «interpretare con intelligenza la norma che prevede accordi fra le città». E non bisogna essere abbonati al Vernacoliere per capire che a Livorno l’abbiano presa male. In città si mormora che dietro quella frasetta aggiunta nel decreto ci sia la mano di Enrico Rossi, presidente della Toscana che tra Pisa e provincia è nato e cresciuto. «Per eliminare ogni sospetto — dice il sindaco di Livorno Alessandro Cosimi — sarebbe meglio eliminarla durante l’esame del decreto in Parlamento». Altrimenti? «Si aprirebbe un problema politico enorme. Ricordo al mio partito che il Pci è nato a Livorno e il Pd prende in città il 48,5%. Occhio, che qui la gente si arrabbia». Ma non è una poltrona per due. Si candida anche lei? «Perché, non si può?», risponde veloce il sindaco di Lucca, Alessandro Tambellini. «Siamo stati capitale di uno Stato libero fino al 1847, abbiamo la seconda commissione tributaria della Regione…». D’accordo, ma cosa offre a Massa e Carrara per votare la sua città? «L’assetto policentrico della nuova provincia».”
Seggi e privilegi, le riforme in panchina. Le cinque priorità «sospese». L’articolo a firma di Sergio Rizzo:
“E c’è il rischio che non se ne faccia nulla neppure della riforma del titolo V della Costituzione innescata dal governo Monti dopo gli scandali che hanno travolto la Regione Lazio. Prima l’ha bocciata la commissione bicamerale per gli Affari regionali. E ora nelle commissioni Affari costituzionali e Bilancio della Camera sono comparsi alcuni emendamenti che la svuotano del tutto. In che modo? Semplicissimo: abolendo il controllo preventivo della Corte dei conti sugli atti di spesa delle Regioni e la parificazione dei bilanci da parte delle sezioni regionali della magistratura contabile. C’è chi scorge dietro a questa mossa la mano del partito dei governatori, che pure avevano dato via libera al progetto di Monti. Comunque sia, è un fatto che a quel punto la legge sarebbe assolutamente inutile. Sempre che poi ci siano i tempi tecnici per una riforma costituzionale di questa portata, e così contrastata. Da questo le preoccupazioni del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, espresse pubblicamente qualche giorno fa.”
Province, il piano di Monti per tagliare le prefetture. La Stampa: “Manovra, ondata di emendamenti: 890 solo della maggioranza.”
Province, dal taglio degli uffici risparmi per oltre 100 milioni. L’articolo a firma di Paolo Festuccia:
“Il primo tassello è andato a posto. Cancellate con il decreto di mercoledì scorso 35 Province il governo punta alla fase due: e a metà gennaio del 2013, sarà pronto il documento della Presidenza del consiglio finalizzato a rideterminare quali e come saranno «gli enti territoriali del governo sul territorio», e soprattutto quali funzioni avranno a seguito dell’accorpamento delle Province stesse. E, inevitabilmente, l’attenzione si sposterà sulle Prefetture e sulle Questure. Poi, via via, sulle motorizzazioni civili, le capitanerie di porto, le sovrintendenze dei Beni culturali, i provveditorati alle opere pubbliche, gli uffici scolastici e i presidi provinciali del controllo sul territorio. Una trentina di Enti in tutto, che nelle intenzioni del governo dovranno essere articolati secondo le nuove linee tracciate gli accorpamenti territoriali.”
Stabilità, la carica dei 1600 emendamenti. L’articolo a firma di Roberto Giovannini:
“Va detto chiaramente che gran parte di questi emendamenti decadranno più o meno automaticamente, visto che riguardano le materie modificate dall’accordo governo-maggioranza, e che erano stati presentati prima dell’intesa tra i relatori e il ministro dell’Economia Vittorio Grilli (potranno essere ripresentati sotto forma di subemendamento). E di converso, tra i 1.600 emendamenti non ci sono quelli che verranno presentati dai relatori, oltre agli eventuali emendamenti del governo. Ovvero le proposte che hanno stravolto la manovra, dal dietrofront sul taglio dell’Irpef alla sterilizzazione dell’aliquota Iva del 10 per cento, dall’eliminazione della retroattività del taglio delle detrazioni all’utilizzo delle risorse risparmiate per ridurre (ancora non si sa come) il cuneo fiscale che grava sulle buste paga. I relatori Pier Paolo Baretta per il Pd e Renato Brunetta per il Pdl stanno lavorando sulle carte per prepararli.”
«Io, Del Piero, l’uomo dalle vite parallele». Il Corriere della Sera: “«Non sono finto ma ho la capacità di sdoppiarmi. Volete conoscermi? Cercate i miei indizi».” L’intervista a firma di Gaia Piccardi:
“Andrea Agnelli dopo 19 anni ha messo fine alla sua storia alla Juve. Che sentimento prevale in lei, pensando al presidente della Juve? «L’ho detto alla Gazzetta (indifferenza, ndr) e non desidero altre polemiche. La verità? Sono felice di tutto quello che ho fatto, zero rimpianti. Le decisioni vanno anche rispettate. E poi conta il presente, non il passato». Da grande si vede più dirigente o allenatore? «Ho sempre pensato che, una volta smesso, avrei preso le distanze dal calcio: sono quasi 40 anni che gioco… Però mi rendo conto che il legame con questo sport è viscerale. Non sono più disposto a giurare che non farò mai l’allenatore: magari qui a Sydney, dove tutto è così diverso». Tra cento anni, come le piacerebbe essere ricordato nel suo ambiente? «Come il migliore».”