
ROMA – “L’ossessione socialista di bastonare chi ha qualcosa in più” è il titolo dell’editoriale a firma di Maurizio Belpietro sulle pagine di Libero:
Come nel gioco dell’oca, Matteo Renzi è tornato alla casella di partenza, ovvero come trovare i soldi per finanziare il taglio delle tasse e il bonus da 80 euro che il presidente del Consiglio ha promesso anche per l’anno prossimo. Da quel che è dato capire, sfumati i tagli di spesa promessi dal commissario alla spending review Carlo Cottarelli (i 16 miliardi previsti per il 2015 e i 32 per il 2016 non ci sarebbero) ritornano due grandi classici dei governi in astinenza d’idee.
Il primo riguarda l’evasione fiscale. Da quando esiste la finanziaria (che dovrà essere messa a punto nelle prossime settimane) non c’è esecutivo che non abbia carezzato il sogno di far quadrare i conti prevedendo un recupero di soldi sottratti al Fisco. La cifra che sfugge annualmente all’Agenzia delle Entrate è stimata in 120 miliardi, dunque mettere le mani su un quarto di questa basterebbe a finanziare ogni misura prevista da Palazzo Chigi. Peccato che costringere i furbi a pagare non sia facile e nonostante tutti i proclami alla fine di ogni anno l’erario si ritrovi con un pugno di mosche in mano, ossia con un decimo se va bene dei ricavi preventivati. Quest’anno però il governo scommette sul nuovo corso dell’Agenzia delle Entrate, ossia suRossellaOrlandi, la nuova zarina delle tasse. Ce la farà la signora a far pagare chi non paga? C’è da sperarci, ma finora siamo nel campo delle aspettative e le aspettative come è noto è meglio evitare di metterle a bilancio, perché la fine dell’anno potrebbe riservare brutte sorprese e costringere il governo a mettere mano a nuove tasse. Insomma, finanziare una spesa certa (riduzione delle tasse e bonus di 80 euro sono uscite, dunque spese), con entrate in certe come il recupero dell’evasione è cosa pericolosa, dunque da scartare a meno che Renzi non decida di continuare a giocare d’azzardo come ha fatto in questi mesi, con ciò che ne consegue anche in termini di reazione dei mercati. E allora, nonessendomolto praticabile l’ipotesi – seppuraffascinante -di farpagare lemisure governative agli evasori, ecco che rispunta l’altro grande classico, ovvero far pagare ai pensionati d’oro, cioè a coloro che se ne stanno a casa in pantofole godendo di un maxi assegnodell’Inps. Anche loro,come gli evasori, sono additati alpubblicoludibrio, nel senso che sono considerati alla stregua dei parassiti, cioè di colorocheinvirtùdiunprivilegio se la spassano.Colpirli dunque è popolare e crea consenso. Per questo sin dal principio,cioèquandoancora non era a Palazzo Chigi ma solo in campagna per le primarie del partito, il presidente del Consiglio hamesso i super pensionati nelmirino. Durante una puntata di Servizio pubblico, rispondendo a una domanda su come avrebbe finanziato il taglio dell’Irap il futuro premier rispose senza esitazioni che i soldi si sarebbero potuti prendere mettendo un contributo di solidarietà a carico di chi godeva di un assegno d’oro dell’Inps.
E per essere convincente addirittura fece il caso della nonna, la quale essendorimasta vedova e coni figli sistematicontinuava a incassare un assegno di 3 mila euro. «Se gliene si toglie un pezzetto di quella pensione», disse Renzi, «la mi nonna campa lo stesso» .Non si sa come l’abbiapresa la nonnina, se si sia risentitaose abbiagenerosamente appoggiato il nipote. Sta di fatto che a una rapida verifica presso gli uffici Inps si è capito che il progetto del futuro presidente del Consigliodi finanziare i taglidi tasse con un taglio alle pensioni d’oro non stava in piedi. Di veri pensionati a 18 carati infatti in Italia ce ne sono pochi, circa 200, e quasi tutti provenienti dall’area della telefonia pubblica. Quando ancora c’era la Sip e non esistevano i telefonini, l’azienda del settore era pappa e ciccia con la politica e dunque a qualcuno venne l’idea di farsi fare una bella leggina che premiasse i manager con un vitalizio da record. Così in qualche caso c’è chi sfiora anche i 50 mila euro mensili: uno scandalo. Ma uno scandalo limitato a poche centinaia di persone. Ammesso anche di correggere la stortura cancellando le super pensioni, il bilancio statale ne beneficerebbe di poco.
In totale si recuperebbe qualche milione, non certo i miliardi che paventa il governo. E allora? Da quelle d’oro si passa alle pensioni d’argentoepoianche aquelle di rame e di ottone. Nel senso che i tagli colpirebbero pure chi ilmeritato riposo finanziatodall’Inps se loè sudato e senza leggine approvate in frettadapoliticiconniventi e dopo 40 anni di contributi ha ottenuto un assegno più che dignitoso. A loro è richiesto di versare un obolo a favore delle fiscalità generale, per finanziare chi il lavoro lo ha perso o chi prende pensioni da fame(…)
