
ROMA – “Deportati da Stalin in Asia centrale, privati di tutti i loro averi, sballottati da un Paese allโaltro, i pochi sopravvissuti della colonia italiana in Crimea – scrive Fabrizio Dragosei del Corriere della Sera – potranno ora vedersi riconoscere dalla Russia lo status di perseguitati politici”.
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Vladimir Putin ha firmato nei giorni scorsi un decreto per la riabilitazione dei tatari di Crimea e di altre popolazioni che vennero deportate da Stalin durante la Seconda guerra mondiale con lโaccusa di aver collaborato col nemico. Nel decreto sono citate varie etnie, ma non gli italiani che fanno parte di una piccola minoranza arrivata sul Mar Nero in varie ondate, a cominciare dallโepoca di Caterina la Grande.
Il Cremlino ha perรฒ confermato ieri al Corriere che anche i neo-cittadini russi di etnia italiana potranno beneficiare delle norme sulla riabilitazione delle vittime delle repressioni staliniane. In particolare, ci รจ stato spiegato, si applicherร a loro la legge 1761/1 del 18 ottobre 1991 che prevede misure per le ยซvittime delle repressioni politicheยป. Potranno avere indennizzi specifici e la restituzione dei beni confiscati, comprese le case quando queste non siano state distrutte in guerra o nazionalizzate. Una buona notizia in un periodo di grande angoscia. Che viene accolta con grande cautela da coloro che ancora abitano nella penisola appena passata dallโUcraina alla Federazione Russa. Fino ad oggi Kiev non ha mai riconosciuto la persecuzione di queste popolazioni, compresi i tatari che sono circa trecentomila. ยซSperiamo che possa finalmente venircene qualche cosa di positivoยป, sospira Galina Scolarino, presidentessa dellโassociazione degli italiani di Crimea.
Il grosso della migrazione avvenne nellโOttocento, quando molti (soprattutto dalla Puglia) arrivarono qui per coltivare la terra. Erano concentrati in particolare a Kerch, sullo stretto che separa il Mar Nero dal Mare dโAzov. Il punto dove oggi i russi progettano di costruire un ponte per collegare direttamente la Crimea alla regione di Krasnodar. Il 29 gennaio 1942, dopo che i sovietici avevano riconquistato quella parte della Crimea, Stalin ordinรฒ la deportazione degli italiani, accusati di aver collaborato con lโinvasore. Migliaia di famiglie furono caricate su navi e poi su carri bestiame per essere trasportati in Kazakistan. Quelli che arrivarono vivi finirono nella steppa di Akmolinsk (lโattuale capitale Astana) e Karaganda. Abbandonati a sรฉ stessi o inquadrati in squadre di lavoro forzato.
Dopo la morte del tiranno, molti poterono tornare in Crimea, ma non ottennero mai la restituzione dei loro beni. Ora Putin, dopo lโannessione della penisola, tenta di vincere anche le resistenze esistenti fra le minoranze, a cominciare dai tatari che si sono espressi contro lโannessione. Il decreto varato mirerebbe, secondo alcune interpretazioni, a riconoscere a questa popolazione il diritto a mantenere le terre che hanno occupato illegalmente dopo il ritorno. Per rendere il provvedimento piรน generale, Putin ha deciso di citare esplicitamente alcune delle altre popolazioni vittime delle persecuzioni in questโarea: armeni, bulgari, greci e tedeschi. Ora sappiamo che anche gli italiani (sarebbero meno di 300) potranno vedere riconosciute ufficialmente le loro sofferenze. Rimane aperta la questione di riottenere la cittadinanza italiana. Ma questa รจ unโaltra storia.