Rai, debutta Mission tra le polemiche. Cucuzza: “E’ solo beneficenza”

Rai, debutta Mission tra le polemiche. Cucuzza: “E’ solo beneficenza”

ROMA – Stasera, sulla Rai, parte “Mission”, ed è già polemica. Giancarlo Leone, direttore di RaiUno, avvisa: “Guai a chiamarlo reality”. Roberto Fico, presidente della Vigilanza Rai, invece chiede “chiarezza sui rimborsi spese di Mission” persino “sugli occhiali griffati di Paola Barale”.

L’intervista di Leandro Palestini a Rula Jebreal e Michele Cucuzza, conduttori del programma:

Cucuzza, nei campi profughi sono stati allestiti dei veri set?
«È una cattiveria. Nata perché qualcuno diffuse un frammento decontestualizzato dell’inizio delle riprese, in Congo, di Paola Barale e Emanuele Filiberto. Mission ha subito critiche ingiuste ».
Critiche daFamiglia Cristiana, dall’Arci, da Laura Boldrini…
«C’è chi ha scritto che è un’Isola dei famosi con i vip tra i rifugiati: un’assurdità. Lo spirito di Mission è se mai di attirare, con volti noti, spettatori che altrimenti non vedrebbero qual è la tragica realtà dei campi profughi. Un lavoro rigoroso. Io stimo la Boldrini, forse è stata influenzata dalle critiche preventive».
É polemica pure sui compensi. Sono 700 euro di diaria?
«La Rai non vuole rendere noti i compensi. É un rimborso spese. Io ho deciso di darne almeno metà in beneficenza».
Come si spiega tante proteste verso Mission ?
«È incredibile. Eppure è un metodo adottato da tante tv estere. In America con Angelina Jolie o George Clooney la tv fa cose simili, si stimola la beneficenza. Perché da noi non si può?».
Cosa succederà in studio, quale sarà il ruolo dei conduttori?
«Per me è un onore condurre Mission insieme a Rula Jebreal, giornalista di esperienza internazionale. Alterneremo i filmati ai racconti dei testimonial, in studio avremo i dirigenti dell’Alto commissariato per i rifugiati (Unhcr) e dell’ong Intersos».
Lei in estate rimase bloccato, con Barbara De Rossi, per una epidemia di Ebola in Congo. Perché la Rai smentì che eravate lì perMission?
«Rimasi sorpreso anch’io per quel comunicato Rai. Forse il dirigente che lo scrisse non era al corrente. Noi eravamo in Sud Sudan, a Intersos risultavano un paio di casi di Ebola in Congo. Il nostro campo fu isolato, ci portarono presso Medici senza Frontiere. Poi, per fortuna, l’allarme cessò».

 Flop Mission Possible ironizza Libero:

No, non tutte le polemiche vengono per nuocere. Anzi, qualche volta servono ad evitare inutili scivoloni, difficili da rimediare. Soprattutto quando ci sono di mezzo drammi umani e tensioni sociali, storie di persecuzioni e guerre civili, migrazioni bibliche e rifugiati politici. Insomma tutto materiale da maneggiare con cura. Con estrema cura. Invece la Rai, quando ha messo in cantiere Mission, il programma incentrato sulle aree di crisi dell’Africa e del medio Oriente dove operano le organizzazioni umanitarie, ha affrontato il tema con eccessiva disinvoltura, pensando che un reality potesse funzionare come stratagemma narrativo. Invece la levata di scudi, a partire proprio da Libero, ha riportato tutti a più miti consigli. «Se ci siamo mossi rispetto alle polemiche? Certo che lo abbiamo fatto. Come potevamo non tenerne conto?», ammette il direttore di Raiuno, Giancarlo Leone, «ora il mio auspicio è che si possa commentare, criticare e approvare un programma che è nato con un solo scopo: accendere i riflettori su realtà che non sono conosciute se non a pochissimi per l’indecente indifferenza che la televisione offre a queste tragedie». Già, l’indifferenza. Rispetto ai drammi affrontati da Mission- in onda stasera e mercoledì prossimo su Raiuno in prima serata – anche le corazzate dell’informazione Made in Rai sono indifferenti.

Published by
Gianluca Pace