Renzi finto femminista: donne ai vertici ma senza potere

Matteo Renzi (LaPresse)

ROMA – “Renzi nomina tante donne ma nessuna avrà potere” è il titolo con cui il Giornale presenta le scelte di Matteo Renzi per i vertici delle principali aziende italiane in cui lo Stato ha un voto decisivo.

Nell’insieme, la reazione alle nomine di Renzi è stato un quasi fastidioso coro conformista, non si sa se sincero o dovuto a ragioni di scuderia. Un esempio è dato da Roberto Mania, che su Repubblica ha scritto testuale che

“la grande novità è rappresentata dalla presenza massiccia delle donne. Perché Emma Marcegaglia all’Eni, Luisa Todini alle Poste, Patrizia Grieco all’Enel e Catia Bastioli a Terna cambiano il volto delle ex partecipazioni statali. Non c’erano mai state donne al vertice di queste aziende”,

per poi essere preso da un dubbio non banale e molto sincero: “Nessuna di loro avrà incarichi operativi” .

Giusto è sottolineare che le scelte di Matteo Renzi sono scelte peraltro azzeccate, perché per il ruolo di capo azienda, che è quello coperto dall’amministratore delegato, le nomine sono state fatte non in base alla bieca demagogia delle quote rosa ma all’interesse delle aziende e quindi privilegiando competenza, esperienza, risultati.

Ma l’esigenza di fare una bella grancassa di propaganda ha spinto il Governo e i suoi banditori giornalisti a enfatizzare scelte che rappresentano ben poco in termini di gestione aziendale. 

Matteo Renzi, scrive controcorrente Gian Maria De Francesco,

ha avuto la sua «rivoluzione ». Ora bisognerà vedere se i vertici delle società a partecipazione pubblica designati assieme al ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, sapranno assolvere al nuovo compito. Dal punto di vista mediatico, la scelta più innovativa è rappresentata dall’aver affidato a tre donne le presidenza di tre grandi gruppi statali. Rappresentanza senza potere. L’ex presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia, siederà sulla poltrona numero uno dell’Eni. La manager e consigliere Rai (dove ora la maggioranza passerà al centrosinistra), Luisa Todini, diventerà presidente delle Poste, mentre all’Enel andrà Patrizia Grieco, presidente Olivetti e consigliera di Cnh Industrial. L’unico uomo confermato è Gianni De Gennaro a Finmeccanica. Una stabilità che ha il Quirinale tra i suoi ispiratori.

Palazzo Chigi, in pompa magna, ha annunciato che il compenso dei presidenti sarà ridotto a 238mila euro, come auspicato più volte. Il cambiamento più radicale è invece rappresentato dalla scelta di Mauro Moretti come nuovo amministratore delegato di Finmeccanica. I rumor degli ultimi giorni indicavano tra i «papabili» l’ingegnere riminese che ha rimesso le Ferrovie sul sentiero della profittabilità battendo anche la concorrenza di Ntv. Ma non c’è dubbio che la designazione di Renzi nasconda anche una precisa volontà «politica». Da una parte, infatti, c’è la certezza che sarà proseguita l’opera di risanamento avviata coraggiosamente dal predecessore Alessandro Pansa. Certo,l’esperienza nel settore ferroviario lascia pensare che la dismissione della periclitante Ansaldo-Breda potrebbe essere rivista anche se Moretti non è tipo da tollerare pesi morti. Ma dall’altro lato si libera una casella importante proprio alle Ferrovie dopo la diatriba sul taglio dei compensi che aveva opposto il fiero manager al presidente del Consiglio che voleva decurtargli gli emolumenti (873mila euro nel 2012).

Ora Renzi potrebbe puntare sull’ad di Invitalia, Domenico Arcuri, con un profilo «bipartisan» e sicuramente meno spigoloso di colui che lo ha preceduto. Tutto come previsto per quanto riguarda la designazione dei manager. Dopo nove anni all’Eni Paolo Scaroni cederà il posto a Claudio Descalzi, capo della divisione esplorazioni del Cane a sei zampe. Ieri sera il supermanager si è accomiatato anche con Napolitano. Soluzione interna anche per l’Enel dove Fulvio Conti passerà il testimone a Francesco Starace, già dirigente di Enel Green Power. Idem per Poste dove l’ex «mister Agenda digitale» Francesco Caio prenderà il posto di Massimo Sarmi. Nei board si segnalano alcuni nomi di rilievo, «specchi» della mutata situazione politica. Ad esempio, in Eni entrano l’economista Luigi Zingales, Salvatore Mancuso, ideatore del Fondo Equinox, mentre i fondi hanno candidato, tra gli altri, Pietro Guindani da Vodafone (esce il presidente di Mps Alessandro Profumo). A Finmecccanica arrivano l’ex viceministro Marta Dassù e l’economista liberal Alessandro De Nicola, mentre alle Poste – oltre all’ex Mtv renziano Antonio Campo dall’Orto – nominato Roberto Rao (ex deputato Udc). Nel cda Enel c’è il presidente della Fondazione Big Bang (quella della Leopolda) Alberto Bianchi. Per Terna l’azionista di maggioranza Cdp seguirà gli stessi input del Tesoro: la chimica Catia Bastioli è in pole per la presidenza.

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FIlippo Limoncelli