ROMA – Matteo Renzi ha davanti a sé solo una strada, sostiene Antonio Polito sul Corriere della Sera:
“Trasformare le promesse e gli annunci in realtà. Il Governo Renzi ha ancora un grande capitale di fiducia da spendere in Europa. Ma deve agire. Riforme radicali della giustizia e del mercato del lavoro sono, nelle prossime settimane, l’unica vera arma di cui dispone”.
Come dimostrato da quanto accaduto in Francia in questi giorni,
“valgono molto più degli applausi di un Montebourg”.
Arnaud Montebourg, ex ministro dell’Economia francese, è stato la vittima di un vero e proprio colpo di palazzo, con il presidente del Consiglio Manuel Valls che si è dimesso per provocare una crisi di governo che aveva come unico scopo quello di fare proprio Montebourg, non è stato punito, avverte Antonio Polito,
“perché troppo renziano. Anzi, se si vuol stare al paragone con l’Italia, il Don Chisciotte della sinistra d’Oltralpe assomiglia più a un Fassina o a un Bertinotti vecchia maniera. Ma la sua cacciata conferma due leggi della politica europea da cui neanche la Francia si è mai allontanata, e che faremmo bene a tenere sempre a mente anche noi italiani”.
Le leggi evocate da Antonio Polito sono:
1. Delle «due sinistre» quella che non fa i conti con la realtà, che si illude e illude gli elettori di poter tornare all’età dell’oro socialdemocratica facendo deficit e mettendo tasse, è destinata a perdere.
Hollande per Antonio Polito ricorda il Cancelliere tedesco Gerhard Schröder quando, nei ’90, si liberò del ministro Oskar Lafontaine, leader della sinistra interna della Spd, dando così
“il via alla stagione di riforme che salvarono la Germania dal declino economico”. Hollande a sua volta vuole riaffermare la sua autorità sul partito e sul governo proprio mentre è impegnato in un programma di riforme liberali della stagnante economia francese”.
2. “Parigi, chiunque sia al governo, non guiderà mai un fronte di opposizione alla Germania.
La Francia non ha alcun interesse a diventare il capofila dei deboli. Sia perché la sua missione politica è quella di stare nel cuore dell’Europa, sia perché i mercati la premiano finché resta attaccata a Berlino, con tassi di interesse bassi quando non addirittura negativi, nonostante deficit alti e crescita zero”.
Conclusione:
“È bene dunque non farsi troppe illusioni su presunti assi mediterranei tra Parigi e Roma per piegare Berlino.
Ogni Paese deve contare sulla sua credibilità prima di ogni altra cosa.
La Spagna, per esempio, ha fatto riforme efficaci dell’economia che le hanno consentito a giugno, insieme col Portogallo, di dire di no alla richiesta italiana di maggiore flessibilità nei conti e che probabilmente le varranno la nomina di Luis de Guindos alla presidenza dell’Eurogruppo”.