ROMA – “Riportare alla Scala il grande repertorio italiano è nostra priorità e responsabilità” annuncia Chailly alla sua prima uscita ufficiale dopo la nomina voluta dal futuro sovrintendente Alexander Pereira e confermata dal Cda del Teatro, di cui diventerà direttore principale dal primo gennaio 2015 e dal primo gennaio 2017 direttore musicale.
Due tappe distinte, dettate da impegni precedenti, in primis quello con il Gewandhaus di Lipsia dove Chailly resterà fino al 2020. Nel mentre, le due cariche scaligere si fonderanno in un unico percorso artistico, sempre più organico a forgiare una nuova identità del Piermarini capace di coniugare tradizione e innovazione.
Scrive Giuseppina Manin sul Corriere della Sera:
Chailly, si è capito subito, ce la metterà tutta. E con lui a non mollare un istante ci sarà Pereira. «Ci conosciamo dal ’78, siamo amici — ricorda il sovrintendente che si insedierà ufficialmente nell’ottobre 2014, conclusa l’era Lissner — Riccardo è uno dei più grandi direttori del mondo. Questa nomina è la corona della sua carriera». «Speriamo non sia una corona di spine» scherza il maestro consapevole del tour de force che dovrà affrontare dividendosi tra Lipsia e Milano. Dove, a partire dal primo maggio 2015, apertura dell’Expo, dirigerà Turandot con il finale di Berio. Seguiranno Giovanna d’Arco , inaugurazione di stagione 2015-16 e La fanciulla del West l’anno dopo. Due Puccini e un Verdi, assente alla Scala da 150 anni. Un forte segno della volontà di rilanciare il nostro melodramma (…)
Tra i primi impegni, riportare alla Scala alcuni direttori che più l’hanno resa grande negli ultimi 50 anni: «Claudio Abbado, di cui sono stato giovane assistente per tre stagioni, Daniel Barenboim che mi passa il testimone, Riccardo Muti». Nome quest’ultimo confermato da Pereira che proprio l’altro ieri l’ha incontrato e che auspica prossime coproduzioni con l’Opera di Roma.
Coproduzioni e sponsorizzazioni cardine del suo progetto. «C’è già un accordo con la Cina per un sostegno finanziario a Turandot — assicura Pereira —. Per essere liberi artisticamente bisogna poter contare sui fondi necessari, quindi sto organizzando una rete di Amici della Scala in tutto il mondo». Altri punti del suo carnet: «Portare registi prestigiosi capaci di fare spettacoli né moderni né tradizionali ma solo belli. Spazio alla musica contemporanea: CO2 di Battistelli a inizio Expo, Finale di partita di Kurtág da Beckett in chiusura. Realizzare una mini stagione lirica per bambini con opere come Cenerentola o Il flauto magico da far girare con organico ridotto in varie sale di Milano». Un allargamento della Scala sostenuto anche da Chailly: «Da milanese vorrei istaurare nuove collaborazioni con altre realtà artistiche come il Piccolo Teatro, l’Orchestra Verdi, Brera. Giovanna d’Arco potrebbe essere una prima occasione per innescare delle sinergie» (…)