ROMA – “Sarà anche sporca, corrotta e disordinata – scrive Vittorio Feltri sul Giornale – ma a noi Roma piace e siamo sicuri che se gli abitanti supplissero alle deficienze dell’amministrazione, almeno quelle relative alla pulizia e al decoro, in poco tempo tornerebbe ad essere splendida quanto negli anni Sessanta”.
L’articolo di Vittorio Feltri: (…)I romani si lagnano specialmente della sozzeria che caratterizza sia il centro sia (in particolare) la periferia. Hanno ragione. In vari talk show televisivi abbiamo udito ospiti dire: non percorri tre metri di marciapiede senza imbrattarti le scarpe di sporcizia. È vero. Non esistono più gli spazzini. Ma non soltanto a Roma. A Milano sono stati sostituiti da mezzi meccanici che la notte spazzano le strade: non i marciapiedi. A tenere in ordine i quali provvedono i proprietari dei negozi, nei tratti di loro pertinenza, e i portieri dei palazzi.
Non tutti i milanesi, ma molti, si impegnano a non gettare a terra qualsiasi schifezza. Per quanto riguarda l’immondizia, il sindaco (…)(…) Gabriele Albertini ha risolto il problema costruendo un inceneritore. Identica soluzione è stata adottata a Brescia, Bergamo e altri capoluoghi lombardi. Risultato, i cassonetti sono scomparsi.
Veniamo alla sciatteria degli amministratori comunali di Roma. I quali non si preoccupano della vivibilità della metropoli, ma pensano alle loro tasche e a quelle dei propri amici, tra cui numerosi delinquenti. Qui il compito della gente che voglia depotenziarli è difficile: non impossibile, però. Un paio di esempi. Premesso che la Città Eterna è nelle mani di mafiosi e affini intenti a ingrassare sulla pelle del popolo, i cittadini onesti anziché rassegnarsi al costume imposto dai criminali avrebbero l’obbligo di ribellarsi, facendo sentire la loro voce, secondo metodi democratici. Come?
I soliti speculatori pretendono di ospitare le Olimpiadi nella capitale, pur nella consapevolezza che scarseggiano i soldi per organizzarle e, quand’anche ve ne fossero, sarebbero spesi male, nel senso che in massima parte verrebbero divorati da appaltatori ladri e da costoro spartiti con chi li favorisce sempre e comunque, attraverso trucchi e imbrogli.
Ecco, i romani, anziché abbozzare, esprimano con clamore il loro dissenso. Protestino, urlino, minaccino coloro che intendono stravolgere la capitale, incasinarla e ulteriormente rovinarla. Ciò, invece, non accade. Prevale in quasi tutti la speranza di papparsi qualche briciola (…).