
ROMA – Per avere rimborsi non dovuti un gruppo di fisioterapisti di una cooperativa accreditata dalla Regione Lazio ha chiesto il pagamento di prestazioni anche su pazienti morti. Ora per quel presunto raggiro, costato alle casse regionali decine di migliaia di euro, rischiano di finire a processo per falso e truffa trenta camici bianchi.
La storia è riportata da Adelaide Pierucci sul Messaggero:
Fisioterapisti e medici che nell’arco di tre anni, tra il 2010 e il 2013, avrebbero effettuato un numero spropositato di massaggi domiciliari sforando il piano assistenziale della Asl Rm C di 275.000 euro. Il risultato dell’inchiesta del pm Giuseppe Deodato è stato sconfortante: quaranta di pazienti non hanno riconosciuto la loro firma, apposta d’obbligo dopo la terapia. Per altri l’accertamento è stato diverso: all’epoca dei massaggi non erano più su questa Terra: fantasmi.
La direzione della Asl si è messa in allarme dopo aver notato lo sforamento e ha fatto denuncia. L’inchiesta ha accertato che oltre 40 mila euro erano legati alle false sedute di massaggio. Il trucchetto era facile. Per spuntare più rimborsi e aumentare lo stipendio i fisioterapisti aumentavano il numero delle prestazioni e talvolta le addebitavano a pazienti fantasma, con nomi e cognomi inventati, o addirittura nel frattempo morti. Per ogni massaggio i fisioterapisti incassavano, come da contratto, trentaquattro euro e sessantasei centesimi. Quindi bastava inventare anche una decina di sedute più al mese per arrotondare lo stipendio. E se serviva una firma, la si inventava o la si faceva mettere ai pazienti inventando una scusa.
La truffa ruotava attorno ai rimborsi che la Asl Rmc versava a una cooperativa specializzato nell’assistenza domiciliare e considerata leader nel settore. A quanto pare, però, non troppo accorta nel verificare l’operato dei dipendenti. All’insaputa dei vertici aziendali infatti i trenta fisioterapisti hanno consegnato la falsa documentazione ai coordinatori. In sei casi così sono figurate prestazioni fornite a persone decedute, anche se al massimo da qualche settimana. C’è chi dal raggiro ha guadagnato solo poche centinaia di euro e chi diverse migliaia. L’inchiesta è partita nella primavera dell’anno scorso, quando il Rosario Mete, direttore della Rm C, aveva intuito che qualcosa non quadrava sui resoconti della cooperativa incaricata di effettuare prestazioni fiosioterapiche domiciliari, a beneficio spesso di disabili.
