Roma, racket dei fiorai: abusivo uno su tre

Fiorai

ROMA – Una grande fetta del commercio illegale a Roma adesso profuma di gelsomino, rose e anemoni e viaggia sui furgoncini dei fiorai clandestini: sono numeri da capogiro quelli sciorinati da Confcommercio nell’indagine sullo stato di salute del settore a Roma.

In soli tre anni, spiega Camilla Mozzetti sul Messaggero,

delle 1.350 imprese regolari più di 450 sono fallite e nello stesso periodo oltre 500 abusivi hanno occupato il loro posto. Oggi, quindi, un fioraio su tre è irregolare. Come hanno fatto? Aprendo banchetti improvvisati, ma soprattutto con le ”apette” bianche che girano indisturbate per i 15 municipi di Roma, invadendo posti auto (compresi quelli per disabili) e fermate dei bus. Con un’insistenza maggiore nei municipi I, II, III e nelle aree entro i tre chilometri dai cimiteri in cui è vietata la vendita itinerante. Impossibile fermarli: le autorità possono soltanto elevare delle contravvenzioni ma non sequestrare il veicolo. Ciò significa che dopo la multa al fiorista abusivo basta salire sull’apetta e cambiare zona. Un sistema «che contribuisce ad allargare il cancro di Roma» dice il numero uno di Confcommercio, Rosario Cerra.

Continua Camilla Mozzetti,

l’abusivismo nel settore dei fiorai, che per l’83,4% è stato aiutato nella sua espansione dall’assenza di controlli, secondo Ascofiori Confcommercio rappresenta l’ultimo anello di una catena di macro criminalità internazionale. «Una parte importante della merce – dice il presidente dell’Ascofiori, Salvatore Petracca, che oltre un anno fa presentò un esposto alla Procura di Roma – proviene da Paesi sudamericani ed è merce di scarsa qualità che ipotizziamo venga usata per coprire traffici illeciti e che viene successivamente immessa sul mercato, rappresentando la fornitura per gli abusivi».

E il problema non è solo su strada, perché di abusivismo sembra pieno anche il noto mercato dei fiori di via Trionfale. In questo spazio di oltre 5mila metri quadrati, infatti, dei 160 produttori più del 70% è un falso produttore (…)

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FIlippo Limoncelli