ROMA – La procura di Roma ha citato in giudizio don Giovanni Battista Mazzali, l’economo dei Salesiani, e due intermediari. L’accusa formulata dai magistrati è di truffa e si riferisce all’eredità di un nobiluomo, il marchese Alessandro Gerini, che sarebbe stata sottratta illecitamente alle casse dell’ordine religioso.
Una cifra consistente: 99 milioni di euro. Secondo l’accusa, don Mazzali e i due mediatori avrebbero falsificato dei documenti per trarre vantaggio personale dal quell’eredità. Scrive Fiorenza Sarzanini sul Corriere della Sera:
La vera svolta arriva però due mesi fa quando lo stesso legale presenta una memoria per illustrare l’esito dell’inchiesta condotta dalle autorità della Santa Sede. Le verifiche dimostrano la falsificazione della documentazione che nel 2007 concedeva il via libera alla chiusura del negoziato.
In particolare nella relazione si evidenzia come la lettera firmata il 19 maggio 2007 dal segretario generale dei Salesiani Marian Stempel per concedere il nulla osta all’accordo, sia stata modificata in più punti, addirittura aggiungendo il paragrafo che obbliga la «Direzione generale Opere Don Bosco» al versamento dell’indennizzo.
A modificare il documento sarebbe stato proprio l’economo don Mazzali. Scrivono il procuratore Giuseppe Pignatone e il sostituto Paola Filippi nella citazione che fissa il processo per il 22 aprile del prossimo anno: «Silvera, Zanfagna e Mazzali, in concorso tra loro, con artifici e raggiri consistiti nell’indurre il segretario del consiglio generale della Società di san Francesco di Sales a modificare il contenuto del verbale della seduta del 26 gennaio 2007 e gli estratti dello stesso, inducevano in errore la “Congregazione per gli istituti di vita consacrata e la società di vita apostolica” in ordine alla circostanza che il Consiglio avesse effettivamente preso atto della proposta di transazione e così autorizzato la “Fondazione Ecclesiastica Gerini” alla sottoscrizione dell’atto transattivo per la chiusura del contenzioso avente ad oggetto l’eredità del marchese, nonché la “Direzione Generale Opere Don Bosco” a garantire le obbligazioni nascenti da detto atto transattivo.
Ciò al fine di procurarsi ingiusto profitto con danno per la “Fondazione” e la “Direzione Don Bosco” pari a 99 milioni di euro di cui 16 versati all’atto della sottoscrizione della transazione». «A questo punto – commenta l’avvocato Gentiloni – chiederemo l’immediato dissequestro delle somme in modo che possano essere utilizzate per le opere benefiche dei salesiani» .