ROMA – Dopo la notizia della morte di Nelson Mandela, Matteo Renzi ha pubblicato su Facebook la foto che lo ritrae insieme al politico sudafricano, al quale nell’aprile del 2012 ha consegnato un’onoreficenza della città di Firenze.
Ma in molti, però, tra quelli che si sono affacciati sul profilo di Renzi, non hanno apprezzato la decisione di postare la foto in occasione della morte di Mandela. E così Renzi l’ha tolta. La stessa foto, peraltro, aveva fatto bella mostra di sè durante la puntata di Piazza pulita, andata in onda su La7 lunedì scorso. Un altro dettaglio che la rete non ha mancato di sottolineare.
Invece c’è chi ha fatto di più. Daniela Santanché.
Scrive Libero:
Data la circostanza l’altro candidato alle primarie, Pippo Civati, non ha perso occasione per fare polemica. «Non ho una foto con Mandela e comunque non l’avrei pubblicata», afferma l’esponente Dem, forse un po’invidio – so del book fotografico di Matteo, «la sua scomparsa mi dà l’occasione invece di dire che abbiamo avuto dei grandissimi leader nella storia e noi siamo uominipiccoli: quindi senso dellamisura e passione per la politica vanno tenuti insieme, perché oggi c’è molta superficialità e troppo gossip». Vero, peccato che un po’di misura non avrebbe fatto male anche a Civati. Far polemica sul grande leader sudafricano non è proprio un esempio di stile. Il guaio è che l’uso – anzi, l’abuso – della morte di Mandela per fini personali si è rivelata una malattia contagiosa, tanto che ha coinvolto anche Silvio Berlusconi. «Nelson Mandela è un eroe della libertà».
Comincia così la nota in cui il Cavaliere ricorda la figura di Nelson Mandela, morto a 95 anni.E sin qui ci siamo. «Il suo insegnamento », si legge, «la sua testimonianza la sua forza d’animo capace di non arrendersi mai anche quando le forze del male sembravano essere imbattibili, sono e saranno un esempio per tutti noi». Il Cav fa poi un appello a chi in questo ore si sta unendo al cordoglio per la morte dell’eroe sudafricano: «Mi auguro », dice, «che molti, tra coloro che in questeore ne tessono le lodi, imparino a praticare quella riconciliazione nella verità e nel rispetto reciproco che è stato il suo più grande merito e la sua più grande vittoria». Ecco, la seconda parte magari poteva evitarla. Così come Daniela Santanché poteva evitare di paragonare Berlusconi a Mandela sostenendo che entrambi sono «due perseguitati » (…)