ROMA – I primi passi del servizio civile, come parcheggio per giovani disoccupati in Italia, sono stati precisati dal ministro del Lavoro Giuliano Poletti con Valentina Conte di Repubblica: 100 mila giovani tra i 18 e i 28 anni saranno coinvolti in tre anni, a cominciare con 40 mila da fine del 2014 e inizio 2015.
L’iniziativa è vestita di retorica e di enfasi, definita da Matteo Renzi un “grande momento di svolta”, che, dice Giuliano Poletti,
“corrisponde all’idea, cara al governo, che la partecipazione dei cittadini è il terzo pilastro della società italiana, oltre a Stato e mercato. Non più dunque una Croce rossa, marginale ed emarginata, da usare quando lo Stato non arriva. Ma una protagonista per gestire i bisogni della collettività. Nessuno resterà a casa, tutti devono fare qualcosa”.
Sa molto di catto-comunismo ma non è molto lontano dal milione di posti di lavoro creato da Tony Blair in Inghilterra durante il boom e riecheggia, ma non c’è niente di veramente nuovo sotto il sole, il New Deal di Roosvelt, che per dare uno sbocco ai disoccupati della grande depressione del 1929 si inventò dei campi di lavoro per “la manutenzione e la conservazione delle risorse naturali”.
Come ricorda Wikipedia “lo stato forniva ai disoccupati un riparo, dei vestiti, del cibo e un salario di 30 dollari al mese (una parte del salario doveva essere però inviato alle famiglie)”.
La differenza rispetto al New Deal, dove gli americani erano impegnati in lavori manuali e di pubblica utilità, è che i lavori socialmente utili di Blair e Renzi sono del tutto improduttivi e pertanto molto precari. Ma è sempre meglio di niente.
Valentina Conte è però dotata di sufficiente spirito critico e osserva che la riforma però è affidata a un disegno di legge delega, dunque non sarà operativa in tempi brevi.
Replica sereno Giuliano Poletti:
“Andrà a pieno regime solo nel 2015, certo. Ma ci siamo dati un periodo limitato per l’emanazione dei decreti attuativi, sei mesi, dall’approvazione della delega. E contiamo di non usarli tutti”.
Quanto costerà? Solo il servizio civile sulla carta vale 600 milioni, se calcoliamo 500 euro al mese, dunque 6 mila euro l’anno, moltiplicati per 100 mila giovani tra i 18 e i 28 anni da coinvolgere nel triennio.
“I soldi per il primo contingente, tra i 200 e i 250 milioni, ci sono già. E consentiranno a 40 mila ragazzi di partire tra la fine di quest’anno e l’inizio del prossimo. Altre risorse le troveremo con la garanzia giovani e dallo stanziamento ordinario per il servizio civile. Ma è un tema che affronteremo nel 2015”.
I critici vi accusano di aver creato la figura del “sottopagato di Stato”, anziché impiegare i soldi per creare posti veri: giovani non assunti che tappano i buchi dell’inefficienza pubblica, retribuiti con una miseria. Come risponde?
“Sono critiche ingiuste perché non tengono conto dell’importante contenuto di esperienza insito nel servizio civile. Si tratta di un’opportunità per i nostri giovani, anche per un futuro lavoro. Non sono rari i casi in cui, al termine del servizio, questo si trasformi in occasione professionale. E poi c’è il contenuto civico: dai una mano alla collettività e al tuo Paese. Dobbiamo far crescere il senso della solidarietà”.
Frenata sugli immigranti, leggi clandestini. Tra i 100 mila ci saranno anche ragazzi stranieri, come si legge nel comunicato di Palazzo Chigi?
“È un punto che stiamo ancora valutando”.
Forse si sono resi conto che una apertura del genere è come una cambiale in bianco per tutti gli aspiranti clandestini di Africa e Medio Oriente.