ROMA – “La sindrome autolesionista che rode il Pd“, chi si “incupisce per il rigonfiamento delle tessere, per le urla tra le tifoserie e il blocco delle iscrizioni, rischia di restare sulla superficie” scrive Elisabetta Gualmini sulla Stampa, al di là della disillusione o della depressione “che in questo momento circonda la politica e anche il centrosinistra, in tempi non lontani, potrebbe aprirsi per il nuovo gruppo dirigente di quel partito una enorme finestra di opportunità”.
Il vero quesito quindi è se il nuovo gruppo dirigente del Pd, i Cuperlo, i Civati e i Renzi, saranno in grado, alla fine, di sottrarre questa competizione e la gestione successiva del partito alla sindrome autolesionista che sino ad oggi lo ha attraversato. E se alla fine Renzi e Letta riusciranno a trovare lo schema di gioco più utile per il Pd e per il Paese, invece che ordinare (o coordinare) le loro agende in base a una astratta comodità della rispettiva traiettoria personale. E se il rinnovamento degli organismi dirigenti, quella sana circolazione di teste e competenze, ci sarà sul serio, e sarà vera, trasparente e impietosa. Non finta, né di facciata, in cui, come al solito, tutto il vecchio viene riesumato, miscelato e riproposto uguale a prima, o meramente sostituito con una schiera di yesmen fedeli ai nuovi capi. Questo per favore no.