ROMA – Michele Emiliano nuovo governatore della Puglia e Luca Zaia confermato alla guida della Regione Veneto. A guardare il sondaggio realizzato da Ipsos di Nando Pagnoncelli e pubblicato sul Corriere della Sera. i risultati di queste due regioni sembrano già segnati. In Puglia l’ex sindaco di Bari è già dato come strafavorito, visto che il Centro destra si è spaccato con la scissione dei fittiani (che sostengono Schittulli) dai berlusconiani (che invece sostengono Adriana Poli Bortone). In Veneto invece il governatore uscente Zaia temeva di perdere qualche voto di troppo per un’altra scissione, quella del sindaco di Verona (leghista come Zaia) Flavio Tosi. Una dispersione di preferenze che avrebbe potuto avvantaggia il candidato del Pd, Alessandra Moretti. Ma secondo il sondaggio Zaia può dormire sonni relativamente tranquilli.
Ecco l’analisi nel dettaglio di Pagnoncelli sul Corriere:
Puglia
La vittoria di Michele Emiliano era data per scontata, resa facile dalle divisioni nel campo avversario. Il sondaggio conferma queste previsioni. Il candidato del centrosinistra è largamente in vantaggio, accreditato di un risultato che potrebbe sfiorare il 50% dei voti. La capacità di aggregare da un lato e dall’altro di smarcarsi dalla continuità con la giunta precedente, data anche la personalità prorompente dell’ex magistrato, sembra pagare. Tanto più tenendo conto che il lascito di Vendola non è entusiasmante: oltre il 60% giudica negativamente l’operato dell’amministrazione regionale, il 57% critica il lavoro del presidente uscente. Nel campo avversario invece la rottura crea problemi. La somma dei voti di cui sono accreditati i due candidati di area (nell’ipotesi più ottimistica il 37%) è molto lontana dai risultati del 2010, con il candidato del centrodestra Rocco Palese che ottenne il 42% e Adriana Poli Bortone, allora candidata contro il centrodestra, il 9%. È una perdita secca, se confermata, di circa 13 punti. Sembra quindi che la spallata di Fitto non riesca ad ottenere un successo apprezzabile. I risultati del suo candidato, Francesco Schittulli, sono vicini a quelli del Movimento 5 Stelle, forse addirittura al di sotto di Antonella Laricchia. Poli Bortone ottiene un risultato stimato vicino al 30%, faticando a mantenere anche il consenso dell’area più stretta di riferimento (alle Politiche la sola Forza Italia aveva ottenuto un risultato simile).
Guardando ai risultati di lista, si conferma la forza della candidatura di Emiliano. Da un lato perché le sue liste di riferimento e in particolare quella con il suo nome potrebbero ottenere (qui il condizionale è d’obbligo perché, come abbiamo già detto ieri, le stime proporzionali sono soggette ad un’elevata variabilità) un risultato lusinghiero e dall’altro perché il suo risultato personale potrebbe superare quello delle liste. Anche per questo il Pd risulta infine in linea coi risultati delle precedenti Regionali e delle Politiche, distante dal boom delle elezioni europee. Al contrario gli altri candidati hanno consensi molto vicini ai valori delle liste, segnalando una certa difficoltà nella raccolta di consensi personali.Veneto
Anche in questo caso i risultati rilevati lasciano pochi margini di dubbio. Nonostante lo strappo di Tosi la vittoria di Luca Zaia non sembra essere in discussione. Il suo dato, stimato tra il 42% e il 45%, ha un ampio margine di sicurezza. Certo, nettamente inferiore al plebiscito che lo incoronò nel 2010. Anche aggiungendo il risultato di Tosi, si arriva al massimo al 56%, circa 5 punti sotto le consultazioni precedenti. Ma Zaia, a differenza di tutti gli altri governatori testati in questi giorni, mantiene giudizi lusinghieri dopo il primo mandato: il 53% dei veneti esprime apprezzamento per l’operato dell’amministrazione regionale, il 63% giudica positivamente il lavoro del presidente. Apprezzato quindi anche da chi non voterà per lui. Alessandra Moretti ottiene un risultato stimato intorno a un terzo dei voti validi. Migliora le posizioni del 2010 (quando Bortolussi ottenne solo il 27%) ma non riesce a beneficiare a sufficienza del fenomeno Renzi da un lato e dall’altro dalle divisioni del centrodestra. Tosi ottiene un risultato che si aggira intorno al 10%. Sicuramente non poco per chi si è schierato, provenendo dalla stessa area, contro un governatore stimato dal proprio elettorato, ma non sufficiente, come d’altronde succede per Fitto in Puglia, a segnare il percorso di un’alternativa nel centrodestra. Anche in Veneto il candidato dei 5 Stelle potrebbe ottenere un risultato non disprezzabile, forse anche superiore a quello di Tosi.
Dal punto di vista del voto di lista il Pd potrebbe tenere risultati confortanti, anche se distanti dal non replicabile boom europeo, collocandosi intorno al 30%, 9 o 10 punti sopra il risultato di Regionali e Politiche. Questo anche perché la candidata presidente non ha presentato una propria lista.
Nel campo del presidente uscente la crisi di FI si conclama con evidenza drammatica. È la fine di un sistema di rappresentanza che ha trovato in Veneto uno dei suoi punti di forza. Viene meno uno dei corni del «forzaleghismo», come lo definiva Edmondo Berselli. La Lega non sembra ottenere numeri eclatanti anche perché qui avrebbero un buon risultato le liste collegate a Zaia. Al di là delle vittorie dei singoli candidati il dato centrale è la dispersione nel campo del centrodestra e la necessità di ricostruirlo. Problema nazionale, non solo locale.