Sorgenia: banche pronte al controllo. Consob a De Benedetti chiede notizie

ROMA – Si aggrava la situazione di Sorgenia, nel cui futuro nel ruolo di azionisti al posto della Cir dei De Benedetti “ci sono le banche” come ha scritto Francesco Spini sulla Stampa, mentre la Consob ha chiesto spiegazioni alla Cir, cone ha riferito il Giornale.

Il Corriere della Sera riferisce: le banche creditrici di Sorgenia si sono riunite martedì e hanno deciso di convertire i crediti in azioni della società, estromettendo dal controllo la Cir fondata da Carlo De Benedetti e oggi diretta dal figlio Rodolfo.

L’idea delle banche è di convertire in azioni Sorgenia 400 milioni di debiti e imputarne altri 200 a un prestito convertendo.

Amaro destino quello di Sorgenia, la azienda del settore energia sulla quale Rodolfo De Benedetti aveva puntato i suoi sogni di ricchezza e gloria per cancellare la memoria del padre Carlo De Benedetti.

Invece il destino è stato crudele e ha invertito i fattori della tragedia greca, col figlio travolto dalla sua macchina e il padre esautorato dal figlio che esce gigante nel confronto, al punto che il figlio firma una lettera indirizzata al Corriere della Sera di questo tenore:

“Mi preme in primo luogo precisare che mio padre non ha alcun ruolo in Sorgenia: come ampiamente noto, lui ha lasciato ogni incarico esecutivo in Cir nel gennaio del 2009 e un anno fa ha trasferito la quota di controllo del gruppo industriale ai miei due fratelli e a me. Mio padre, pertanto, non è in alcun modo coinvolto nella situazione di Sorgenia né nelle trattative di recente intraprese per la ristrutturazione del suo debito, che vengono condotte dal management di Sorgenia e, per quanto riguarda l’azionista Cir, dal sottoscritto e dall’amministratore delegato Monica Mondardini”. Lo stesso Carlo De Benedetti in precedenza aveva annunciato una singolare azione legale contro il Giornale di Berlusconi colpevole di averlo associato a Sorgenia.

In ballo ci sono 50 milioni di euro, che Rodolfo De Benedetti non ha nessuna intenzione di versare nell’azienda da lui creata e che le banche pretendono come ulteriore aumento di capitale rispetto ai 100 su cui è stata data disponibilità.

Secondo la Stampa, le banche, che complessivamente vantano 1,9 miliardi di crediti, di cui 600 milioni “in eccesso”, cioè incautamente prestati senza garanzie come di solito le banche fanno con i poveri cristi,

“potrebbero esautorare il primo socio attuale, ovvero la Cir, e prendere il pieno controllo della società dell’energia. Le trattative sulla ristrutturazione dell’indebitamento del gruppo sono in stallo da tempo”.

Dalla Cir una nota conferma che

“le banche non hanno considerato sufficiente la proposta di Cir di partecipare alla ristrutturazione di limitare il proprio impegno a non oltre 100 milioni, quando dagli istituti avevano richiesto un contributo di almeno 150 milioni”.

Così le banche «hanno comunicato a Sorgenia che stanno lavorando su una ipotesi di operazione alternativa, implementabile anche nel caso in cui gli azionisti non intendessero partecipare alla manovra di ristrutturazione».

Insomma, senza un accordo, le banche trasformerebbero parte del loro credito in eccesso in azioni e strumenti partecipativi, arrivando a sfilare la società alla Cir. In questo momento, tuttavia, «le trattative tra Sorgenia e le banche finanziatrici proseguono». Nel mentre, la società ha scongiurato il possibile deficit di cassa che, lo scorso 17 febbraio, era stato ipotizzato per la fine di marzo. Sono stati posti in essere interventi sul capitale circolante e in particolare la società sta perfezionando la cessione all’americana ContourGlobal di cinque impianti solari per meno di 20 milioni di euro e nel frattempo sarebbe giunta alle battute finali per la cessione di alcune autorizzazioni che riguardano il settore eolico in Francia.

“Nella fase iniziale, invece, la cessione dell’asset più importante, Sorgenia Green. Fatto sta che, come assicura il comunicato della Cir, «per il corrente mese di aprile», proprio in virtù del «perfezionamento di alcune operazioni straordinarie» la società «è impegnata a ridurre i rischi di situazioni di tensione finanziaria», nonostante rimangano alcuni «profili di incertezza sul perfezionamento» delle operazioni messe in campo.

“Mentre il taglio delle linee di credito – tra revoche e sospensioni da parte degli istituti di credito- hanno condizionato negativamente l’operatività di Sorgenia, «il mantenimento della continuità aziendale è legato al recupero della normale operatività bancaria». E «potrà avere, inoltre, un impatto significativo l’esito delle discussioni sulla ristrutturazione dell’indebitamento». Nei prossimi giorni sono previste nuove riunioni tra le banche”.

Su una falsariga simile la cronaca di Sofia Fraschini del Giornale di Berlusconi, che sembra quasi consolarsi di avere dovuto scucire più di 400 milioni di euro all’odiato rivale con il racconto delle sue sventure energetiche sulle sue tv e sul quotidiano del fratello:

“Sorgenia ha finito la liquidità. Lo si sapeva: la società elettrica dei De Benedetti aveva cassa fino alla fine di marzo. Per questo Cir, la hol­ding della famiglia che la controlla al 39%, ha dovuto spiegare alla Con­sob cosa intende fa­re. E la realtà è che Sorgenia è sempre più vicina alle ban­che e più lontana dal­la famiglia De Bene­detti. “La società alle pre­se con una maxi ri­strutturazione del debito da 1,9 miliardi potrebbe pas­sare presto sotto il controllo degli istituti di credito: 21 banche tra cui figurano Mps (la maggiore creditri­ce con 600 milioni), seguita da Inte­sa Sanpaolo, Unicredit, Medioban­ca, Banco Popolare, Ubi Banca, Bpm e in misura minore anche Cari­ge, Bnl, Cariparma, Popolare Etru­ria e qualche estera. Da non dimen­ticare, la Cassa depositi e prestiti a cui il gruppo deve direttamente 37 milioni. “Anche se il tempo delle trattative non è ancora finito, gli istituti di cre­dito starebbero preparando un «pia­no B», un’azione di forza per fare scattare una massiccia conversio­ne del debito in azioni. L’operazio­ne, come è accaduto già nel caso Ri­sanamento, consegnerebbe alle banche il controllo della società. “A metterlo nero su bianco è la stessa Cir: le banche creditrici stanno lavo­rando a «un’operazione alternativa sul debito – spiega su richiesta di Consob – implementabile anche nel caso in cui gli azionisti non inten­dessero partecipare alla manovra di ristrutturazione finanziaria». Un passaggio inevitabile conside­rato che l’alternativa è la procedura concorsuale. “E che la famiglia De Be­nedetti, nonostante i 350 milioni netti [da tasse] pagati da Fininvest per il Lodo Mondadori, non intende mettere mano al portafoglio oltre la soglia dei 100 milioni. Se, infatti, Cir am­mette che è «in discussione un possi­bile accordo di standstill e morato­ria » e ribadisce «la propria disponi­bilità a sostenere il piano di ristruttu­razione del gruppo comunicando alle banche i termini e le condizioni della propria proposta», questo non basta. Il suo impegno è fermo a 100 milioni, ma a Sorgenia ne servo­no 600. “Da qui, il pressing delle ban­che perché la famiglia si spinga al­meno a 130-150 mi­lioni di euro. Nel ca­so contrario, lo sce­nario sarebbe già di­segnato: gli istituti di credito sarebbero di­sposti a entrare co­me azionisti di con­trollo con la Cir che avrebbe un ruolo mi­noritario”.

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Elisa D'Alto