ROMA – “Desolazione e paura animano sottopassi, uscite d’emergenza e gallerie – scrive Elena Panarella del Messaggero – Corridoi, stretti e lunghi. Labirinti pericolosi. Privi di illuminazione e di videosorveglianza. Troppo spesso abitati da sbandati e senzatetto. Basta scendere pochi e malridotti gradini coperti da sporcizia e urina, ed eccolo uno degli angoli abbandonati: un atrio lungo e buio sotto via Campania, a due passi da via Veneto. Trasformato in un’abitazione di fortuna”.
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Come anche quelli di Porta Pia, San Paolo, tratti della Tangenziale. Insomma, l’elenco è davvero lungo e l’attenzione deve restare alta per evitare nuove tragedie. In via Campania un gruppo di persone vive in pianta stabile da anni ormai tra vecchi materassi, brandine, tende da campeggio e cumuli di immondizia. Le plafoniere del neon sono utilizzate per appendere abiti e stampelle, il corrimano della scalinata d’accesso per stendere pantaloni e magliette lavate alle fontanelle. Malgrado tutte le denunce fatte dagli abitanti e commercianti della zona, nulla è cambiato. «Siamo esasperati – si sfoga Giovanni Maria Fabiani, che vive a pochi metri di distanza dai sottopassi – sono anni che ci battiamo per far riqualificare queste aree abitate da ubriachi con cani tenuti in pessime condizioni. La puzza che arriva dalle scale è nauseabonda». Lo stesso degrado regna da sempre nel sottopassaggio di Corso Italia dove a gennaio del 2013 persero la vita due clochard morti carbonizzati. «Di notte si ubriacano, urlano, litigano – racconta il portiere di un condominio – fanno i bisogni là sotto oppure per strada. Di giorno sono talmente storditi che quando sbucano da quelle scale sembrano zombie».
LA GESTIONE
Sono almeno una sessantina i sottopassi considerati a rischio elencati nella mappa realizzata in un dossier dal consigliere regionale Fabrizio Santori (ex presidente della commissione capitolina alla sicurezza). Nel lunghissimo elenco oltre al municipio di appartenenza è riportata l’esatta ubicazione, la proprietà, la gestione e lo stato dei luoghi. Zone franche prive di qualsiasi controllo, lontane dalla funzione naturale, ossia quella relativa al transito e all’attraversamento senza rischi. Alcuni di questi sottopassaggi il Comune li ha affittati per attività commerciali, fermo restando che ogni attività debba mantenere e consentire comunque l’utilizzazione funzionale tipica del bene, vale a dire il passaggio pedonale. Anche se finora sono ancora pochissimi i passaggi dati in gestione come quelli di via del Tritone, largo Chigi o piazza Fiume. «Il recupero di questi spazi è un’idea positiva – spiega Santori – In questo modo si possono evitare occupazioni e creare più sicurezza per i cittadini. Sfruttare il patrimonio vuol dire avere maggiori introiti da utilizzare per sgravi di natura fiscale o su tasse locali, o addirittura sull’Imu. A quanto ammonta la somma complessiva persa dall’amministrazione nel non aver sfruttato questi luoghi?». Spazi abbandonati e insicuri da troppo tempo ormai sotto gli occhi di tutti. «Ci sono persone che sono morte di stenti in quei sottopassi e nulla è cambiato». Oggi resta dunque il drammatico senso di sconfitta: per chi consuma la sua precaria esistenza in quei luoghi e in quel modo, con conseguenze a volte tragiche. Per i residenti di interi quartieri stravolti e violati nelle regole, nel decoro e nella sicurezza, che assistono sempre più insofferenti al disinteresse delle istituzioni e al proliferare di aggregazioni negli altri vicini sottopassi.