ROMA – Le società di calcio italiane non vogliono rassegnarsi a quanto ormai è stato definito con un decreto legge: un prelievo dall’1 al 3 per cento degli incassi sulle vendite al botteghino per contribuire alle spese per la sicurezza garantite dalle forze dell’ordine.
Cristiana Mangani, sul Messaggero, ha tracciato il quadro del braccio di ferro fra il ministro dell’Interno Angelino Alfano e i vertici della Figc e delle leghe professionistiche. C’erano tutti al Ministero dell’Interno, venerdì, a puntare i piedi:
“il presidente Carlo Tavecchio in testa, e a seguire il consigliere federale Claudio Lotito, il presidente della Lega calcio di serie A Maurizio Beretta, il direttore generale della serie B Paolo Bedin, e il commissario straordinario della Lega Pro, Tommaso Miele, hanno pianto miseria, ribadendo quanto sia difficile in questo momento mettere mano al portafoglio per pagare gli straordinari a chi cerca di garantirgli l’ordine durante le trasferte e le partite, fuori e dentro gli stati.
Alfano però ha ribadito che questo “contributo” si deve dare e che il decreto legge deve essere rispettato. Le società di calcio vorrebbero
“graduare la tassazione in base alla ricchezza dei club. Quindi il 3 per cento toccherebbe alle società di A, il 2 a quelle di B e l’1 per cento alla Lega Pro.
“È proprio sulla scia di un brutto periodo per il mondo del calcio che il governo aveva deciso di intervenire in maniera drastica. Disordini, ferimenti, cariche, con le forze di polizia impegnate senza orari per tentare di garantire l’ordine dentro e fuori dagli stadi. E così, proprio un anno fa si era arrivati alla determinazione di istituire il Daspo per le manifestazioni sportive. Un divieto di accesso da applicare nei confronti di tutti coloro che hanno avuto precedenti o condanne anche per tutti i delitti contro l’ordine pubblico, nonché per i delitti di pericolo comune attuati con violenza.
“Chi riceve il Daspo, poi, dovrà stare fuori dalle manifestazioni sportive da 3 a 8 anni, a seconda della gravità di quanto commesso. Lo stesso decreto legge stabilisce l’arresto in flagranza differita, che può essere applicato anche nei confronti del reato di istigazione alla discriminazione razziale, etnica e religiosa. E ancora: le frodi nelle competizioni sportive che vedono la pena aumentare fino a 9 anni, in ultimo l’uso del taser, pistola elettrica di cui è dotata la polizia, da usare, però, con grandi precauzioni. Tutte regole ormai perlopiù avviate, meno quella del contributo economico da parte dei club. Una quota che potrebbe sostenere i conti in rosso del sistema sicurezza e che potrebbe aggirarsi intorno ai 25milioni l’anno”.