
ROMA – “Equo compenso? È un’altra imposta assurda”, queste le parole di Stefano Parisi, presidente di Confindustria digitale, la nuova Federazione di rappresentanza industriale, intervistato dal Giornale:
All’estero come si sono mossi al riguardo?
« L’equo compenso viene applicato sui pc in solo in quattro Paesi. Il prelievo viene imposto anche sui tablet solo in tre Paesi mentre in nessun Paese l’equo compenso viene applicato sugli apparecchi tv. Non vedo dunque perché dovremmo distinguerci negativamentetanto più che non si può fermare lo sviluppo digitale di un Paese, come l’Italia,dove 35 milioni di persone usano oramai internet e lavorano, acquistano si divertono con tablet e smartphone».
Resta il fatto che alla Siae questa tassa frutterebbe non poco.
« I conti sono presto fatti. Le stime di acquisto del comparto hi- tech in Italia per il 2014 parlano di 16 milioni di nuovi smartphone. A cui si debbono aggiungere almeno 8 milioni di tablet e circa 10 milioni tra computer e tv. Che, considerato che ormai hanno in larga maggioranza integrata anche almeno una porta Usb, sarebbero soggette al provvedimento. Fatta la somma e moltiplicata per un importomedio di almeno 5 euro ne risulta una cifra superiore a 160 milioni di euro. Aggiungendo chiavette Usb, hard-disk e decoder si raggiungono facilmente 200 milioni di euro».
Perché abbiamo pagato sino ad oggi e dovremmo pagare di più?
« Perché la Siae lo ha stabilito in cambio della possibilità di effettuare una copia personale di registrazioni, tutelate dal diritto d’autore. Dunque per fare una copia di contenuti audio- video di cui siamo già legittimi proprietari. Per esempio per portare la compilation di cd e dvd su un secondo dispositivo personale come un lettore Mp3, smartphone o tablet. Ma anche un programma tv, un cartone animato e un filmato (anche di YouTube ) che riversiamo su un hard disk esterno. Gli incassi Siae servono dunque per compensare i mancati introiti degli autori. Fino a oggi gli importi dell’equo compenso erano ragionevoli ma oggi che la musica si compra con iTunes e Spotify e i film si vedono in streaming , chi usa i supporti digitali è davvero una minoranza. Per questo attendiamo la decisione finale del governo».
Che cosa vi aspettate?
«Al ministro Massimo Bray spetta l’ultima decisione e al momento ha bloccato la tassa in attesa di sentire tutte le parti in causa per poi decidere. Diciamo che a quanto ci risulta sta lavorando a una soluzione condivisa, per raggiungere una decisione equilibrata nell’interesse degli autori, dei produttori di smartphone e tablet e, soprattutto, dei cittadini . Che non devono pagare sempre e comunque ».