
ROMA – “Il volto nuovo della Chiesa è una voce – scrive Luigi Galella del Fatto Quotidiano – Non più soltanto quella ormai familiare di papa Bergoglio – l’argentino che disse “Buonasera!”ai fedeli di piazza San Pietro, col carisma antiretorico della prossimità, esitando un istante prima che le sue parole giungessero dalla “fine del mondo” – ma quella della minuta suor Cristina Scuccia, gioiosa e intensa, dal visino angelicato, come una liceale d’altri tempi in una remota età dell’innocenza”.
Canta al ritmo soul di “No one”, di Alicia Keys, a The Voice of Italy come se non avesse fatto altro nella sua breve vita, e conquista pubblico e giurati. Una voce melodiosa, modulata con buona padro- nanza tecnica, ricca di risonanze e sfu- mature. In una settimana batte ogni re- cord di visualizzazioni su Youtube, sur- classando il coreano PSY di “Gangnam style”, che aveva impiegato 50 giorni per raggiungere i 10 milioni. Un successo per molti aspetti inspiegabile: a lei basta- no appena 36 ore per arrivare a 15 mi- lioni, e ora dopo otto giorni è a 34. Col velo intesta e lescarpe neresenza tacco,
che già Piero Pelù immagina di elevare al 12: il diavolaccio fiorentino che amereb- be contaminarsi nell’“acqua santa”, co- me del resto J-Ax, da lei infine scelto. “Che cosa dirà di te papa Francesco?” Chiede la Carrà, che nel voltarsi, ultima dei quattro, sgrana gli occhi incredula nel vederla in scena, e fa per giungere le mani, nell’atto istintivo di una preghiera alla Madonna. “Aspetto una sua telefo- nata”, la risposta dissacrante e divertita. Del resto il Papa ha già dimostrato che si può fecondare di sacro la mondanità, senza scandalo. E che forse si può addi- rittura “dissacrare”il sacro, abbassando- lo di tono e umanizzandolo, per poter compiere fino in fondo la missione della fraternità.
N E L L’ULTIMA puntata lo show di Rai2 sfiora il 13% di share e grazie all’effetto prodotto dalla giovanissima suora sicilia- na restituisce un filo di speranza a una rete boccheggiante, nell’aspettativa di aumentare progressivamente l’indice di ascolti e costruire intorno a suor Cristina l’evento televisivo dell’anno. Fra le con- correnti, peraltro, ce ne sono alcune di grande interesse e qualità vocali, come la nigeriana Esther Oluloro, che si esibisce in “Stay” di Rihanna. Ad ascoltarle ci si chiede come abbiano fatto i selezionatori di Sanremo a farsele sfuggire. In queste prime puntate di Blind Audi- tion il talent musicale vede i giurati di spalle mentre gli interpreti, non visti, si esibiscono. La voce è isolata da tutto il resto. Ed è, questo giocare al buio –sem – plice separazione di un senso da tutti gli altri – il valore aggiunto del format, che offre una migliore articolazione del rac- conto televisivo e infine consente al pre- scelto di divenire a sua volta giudice dei giurati – oltre i due citati, Noemi e Raf- faella Carrà – per entrare in una delle quattro squadre e passare alla fase suc- cessiva. I quattro selezionatori sono ben amalga- mati e a loro volta protagonisti. Lottano fra loro per contendersi le voci migliori con tutti le armi disponibili: inviti, sor- risi, parole ammiccanti. I più convincenti e coinvolgenti sono J-Ax e Piero Pelù: uno spettacolo nello spettacolo, dalla for- te carica agonistica. In forma perfetta la settantenne Raffaella Carrà, che sembra qui ritrovare motivazioni ed emozioni dei vent’anni. Più in ombra, Noemi.
