
ROMA – “C’è un piano che prevede il taglio di 200 commissariati nei prossimi due anni e la sicurezza è a rischio”. Il sindacato autonomo della Polizia, Sap, lo ha denunciato parlando in un piano segreto del governo per i tagli alle forze armate.
Fiorenza Sarzanini scrive sul Corriere della Sera:
“Rischi per la sicurezza confermati dal comandante generale della Guardia di Finanza Saverio Capolupo che nella relazione depositata due giorni fa presso la commissione Finanze del Senato evidenzia le criticità e avverte: «Tra il 2009 e il 2013 sono stati chiusi 72 reparti e risparmiati oltre 15 milioni di euro, ma è necessario mantenere inalterate le potenzialità del dispositivo operativo per corrispondere al meglio alle crescenti istanze di equità della società civile che passano anche attraverso un sempre più efficiente contrasto all’evasione ed elusione fiscale, alle frodi e alle altre forme di criminalità economica e finanziaria»”.
Mentre i poliziotti chiedono lo sblocco dello stipendio, il ministero della Difesa spiega che i commissariati a rischio sono solo 11:
“Nel novembre scorso era stato il capo della polizia Alessandro Pansa a lanciare l’allarme: «Non è pensabile che noi possiamo offrire lo stesso servizio di sicurezza al cittadino che offrivamo qualche anno fa, con 15 mila poliziotti, 15 mila carabinieri e migliaia di finanzieri in meno. E con la riduzione delle risorse. È pacifico che in questo momento noi stiamo offrendo un servizio di sicurezza inferiore al passato».
Quattro mesi sono trascorsi e ben più grave è il “taglio” che viene sollecitato. Il progetto già trasmesso a prefetti e questori che per legge devono esprimere il proprio parere prevede la chiusura di 267 presidi con una diminuzione di almeno 40mila uomini in due anni. E potrebbe non essere sufficiente. Secondo il segretario nazionale del Sap Gianni Tonelli «la mannaia si sta per abbattere adesso su circa 200 commissariati cittadini e sullo stop totale alle assunzioni che ci porterà in due anni ad avere 60.000 operatori in meno tra tutte le forze dell’ordine».
La battaglia è aperta anche sugli stipendi, scrive la Sarzanini:
“Il blocco degli stipendi deciso nel 2011 ha infatti causato la situazione paradossale per cui «due funzionari di polizia o ufficiali dell’Arma o della Finanza a parità di grado e funzioni svolte posso percepire una busta paga diversa: quello promosso, ma sottoposto a blocco stipendiale, guadagna meno rispetto a quello promosso prima del blocco che svolge la sua stessa funzione». Ma ancor più assurda è la situazione che porta a far guadagnare un sottoposto più del superiore se quest’ultimo, proprio per effetto del blocco, non ha potuto godere degli aumenti previsti in situazioni di normalità. «In questo modo — avvertono i rappresentanti delle forze dell’ordine — viene meno il principio fondamentale per cui il lavoratore ha diritto a una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità della propria attività, ma soprattutto si azzera la meritocrazia con evidenti conseguenze anche sul rendimento operativo»”.
